Il Papa: serve solidarietà per uscire dalla crisi, non lasciare soli gli imprenditori
E’ importante “lavorare sul valore della solidarietà”. A chiederlo è Papa Francesco
che, ricevendo i membri della Fondazione Centesimus Annus – Pro pontifice,
ha chiesto di non lasciare soli gli imprenditori alle prese con la crisi. Il Papa,
particolarmente sensibile al tema del lavoro, ha così ribadito che il Vangelo ci chiede
sempre di mettere al primo posto la persona e il bene comune, anche nei rapporti economici.
Il servizio di Alessandro Gisotti:
La crisi economica
ha tolto il sonno a tanti imprenditori, ad alcuni perfino la speranza di andare avanti.
A loro, che sentono anche la responsabilità della vita di altri lavoratori, è andato
l’incoraggiamento di Papa Francesco, che - ancora una volta - ha chiesto con forza
di puntare sulla condivisione, sulla solidarietà. Il Papa ha colto l’occasione dell’udienza
alla Fondazione Centesimus Annus per mettere a fuoco le cause di una crisi
che si trascina ormai da troppo tempo. Ed ha ravvisato che nell’attuale sistema economico,
e di conseguenza “nella mentalità che esso genera”, la “parola solidarietà
è diventata scomoda, persino fastidiosa”. Anzi, addirittura “una parolaccia”, ha aggiunto
a braccio:
“La crisi di questi anni, che ha cause profonde di ordine etico,
ha aumentato questa 'allergia' a parole come solidarietà, equa distribuzione dei beni,
priorità del lavoro… E la ragione è che non si riesce – o non si vuole – studiare
veramente in che modo questi valori etici possono diventare in concreto valori economici,
cioè provocare dinamiche virtuose nella produzione, nel lavoro, nel commercio, nella
stessa finanza”.
Il Papa ha così chiamato ad un particolare compito “l’imprenditore
cristiano” che, ha detto, “è sollecitato a confrontare sempre il Vangelo con la realtà
in cui opera”:
“Il Vangelo gli chiede di mettere al primo posto la persona
umana e il bene comune, di fare la sua parte affinché ci siano opportunità di lavoro,
di lavoro dignitoso. Naturalmente questa 'impresa' non si può compiere isolatamente,
ma collaborando con altri che condividono la base etica e cercando di allargare il
più possibile la rete”.
La comunità cristiana nelle sue diverse articolazioni,
ha quindi sottolineato, “è il luogo in cui l’imprenditore, ma anche il politico, il
professionista, il sindacalista, attingono la linfa per alimentare il loro impegno
e confrontarsi con i fratelli”:
“Questo è indispensabile, perché l’ambiente
lavorativo diventa a volte arido, ostile, disumano. La crisi mette a dura prova la
speranza degli imprenditori; non bisogna lasciare soli quelli che sono più in difficoltà”.
Francesco
ha ringraziato la Fondazione “Centesimus Annus”, che, dando attuazione al Concilio
Vaticano II, insiste “sul fatto che i fedeli laici sono chiamati a compiere la loro
missione negli ambiti della vita sociale, economica, politica”. E’ importante, ha
aggiunto, non portare “solo parole, discorsi” ma portare “l’esperienza di persone
e di imprese che cercano di attuare concretamente i principi etici cristiani nell’attuale
situazione del mondo del lavoro”: “Questa testimonianza è importantissima
e io vi incoraggio a portarla avanti con fede, dedicando anche il giusto tempo alla
preghiera, perché anche il laico, anche l’imprenditore ha bisogno di pregare, e di
pregare molto quando le sfide sono più dure!".