2014-05-10 12:49:12

Argentina: i vescovi condannano la violenza nel Paese


“La gioia di chi lavora per la pace” è il titolo della dichiarazione dei vescovi argentini, al termine della loro 107° Assemblea plenaria, dedicata al grave fenomeno della violenza che pervade la società “in qualunque ambito e in ogni forma”.

Il documento esordisce con l’affermazione: “L'Argentina è malata di violenza”: una violenza - scrivono i vescovi - che per molti significa “vivere nella paura di entrare o di uscire da casa”; una violenza “ogni volta più feroce e spietata che porta anche alla morte”; una violenza che “alimenta nella popolazione rabbia e indignazione ma che esplode nell’inaccettabile voglia di vendetta, di fare giustizia da sé”; una violenza che “ha guadagnato troppo spazio nei mezzi di comunicazione che non sempre informano con obiettività e rispetto”.

I vescovi argentini ribadiscono che non si può stigmatizzare e colpevolizzare i poveri che sono i primi a soffrire le violenze, le rapine e gli omicidi, tragici eventi che non appaiono mai sulle prime pagine dei giornali. “Eppure bisogna riconoscere - si legge - che c’è tanta violenza anche nell’emarginazione, nella fame, nella gente che dorme in strada, nei bambini che puliscono i parabrezza, nella mancanza di lavoro, nell’insieme che contrasta con l’insultante ostentazione della ricchezza di molti”.

Nel documento, si avverte sul pericolo di abituarsi agli scenari di violenza diventando insensibili, incorporando queste disgrazie alla normalità della vita sociale. Dilaga la corruzione, “il cancro sociale” - affermano i vescovi - con ogni forma di malversazione delle risorse pubbliche e con l’inefficienza dei servizi - sanità, educazione, giustizia trasporto - ai quali si sommano i loschi interessi privati e le mafie criminali del traffico di droga e di armi, la tratta di persone, ecc. “Per costruire una società sana, occorre l'impegno di tutti nel rispetto delle leggi, nella lotta contro l’impunità, nell’indipendenza della giustizia”, sottolinea il documento episcopale che esorta a “riprendere l’impegno con la verità e la giustizia in tutte le sue dimensioni”.

La dichiarazione della Conferenza episcopale invita credenti e non credenti ad essere strumenti di pace nel proprio ambito di vita, a partecipare in prima persona all’educazione alla pace, a trovare consensi e aprire un dialogo per affrontare la strada della guarigione del Paese. E proprio su questa scia si colloca l’invito dei vescovi a dedicare una pregare per la convivenza pacifica, in particolare la Preghiera per la Pace di San Francesco, il 25 maggio prossimo, Festa della nazione. (A cura di Alina Tufani )







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