Argentina: i vescovi condannano la violenza nel Paese
“La gioia di chi lavora per la pace” è il titolo della dichiarazione dei vescovi argentini,
al termine della loro 107° Assemblea plenaria, dedicata al grave fenomeno della violenza
che pervade la società “in qualunque ambito e in ogni forma”.
Il documento
esordisce con l’affermazione: “L'Argentina è malata di violenza”: una violenza - scrivono
i vescovi - che per molti significa “vivere nella paura di entrare o di uscire da
casa”; una violenza “ogni volta più feroce e spietata che porta anche alla morte”;
una violenza che “alimenta nella popolazione rabbia e indignazione ma che esplode
nell’inaccettabile voglia di vendetta, di fare giustizia da sé”; una violenza che
“ha guadagnato troppo spazio nei mezzi di comunicazione che non sempre informano con
obiettività e rispetto”.
I vescovi argentini ribadiscono che non si può stigmatizzare
e colpevolizzare i poveri che sono i primi a soffrire le violenze, le rapine e gli
omicidi, tragici eventi che non appaiono mai sulle prime pagine dei giornali. “Eppure
bisogna riconoscere - si legge - che c’è tanta violenza anche nell’emarginazione,
nella fame, nella gente che dorme in strada, nei bambini che puliscono i parabrezza,
nella mancanza di lavoro, nell’insieme che contrasta con l’insultante ostentazione
della ricchezza di molti”.
Nel documento, si avverte sul pericolo di abituarsi
agli scenari di violenza diventando insensibili, incorporando queste disgrazie alla
normalità della vita sociale. Dilaga la corruzione, “il cancro sociale” - affermano
i vescovi - con ogni forma di malversazione delle risorse pubbliche e con l’inefficienza
dei servizi - sanità, educazione, giustizia trasporto - ai quali si sommano i loschi
interessi privati e le mafie criminali del traffico di droga e di armi, la tratta
di persone, ecc. “Per costruire una società sana, occorre l'impegno di tutti nel rispetto
delle leggi, nella lotta contro l’impunità, nell’indipendenza della giustizia”, sottolinea
il documento episcopale che esorta a “riprendere l’impegno con la verità e la giustizia
in tutte le sue dimensioni”.
La dichiarazione della Conferenza episcopale invita
credenti e non credenti ad essere strumenti di pace nel proprio ambito di vita, a
partecipare in prima persona all’educazione alla pace, a trovare consensi e aprire
un dialogo per affrontare la strada della guarigione del Paese. E proprio su questa
scia si colloca l’invito dei vescovi a dedicare una pregare per la convivenza pacifica,
in particolare la Preghiera per la Pace di San Francesco, il 25 maggio prossimo, Festa
della nazione. (A cura di Alina Tufani )