2014-05-09 13:54:23

Venezuela. Nuovi scontri tra polizia e antigovernativi, ucciso un poliziotto


Da febbraio a oggi, la situazione in Venezuela è letteralmente precipitata. 41 morti e oltre 700 feriti è il bilancio degli scontri tra polizia e manifestanti che protestano contro il governo del presidente venezuelano, Nicolas Maduro. Nella giornata di ieri, un poliziotto è stato ucciso in seguito alle operazioni di sgombero di 243 persone dai “campeggi della libertà”, accampamenti alla periferia di Caracas eretti dagli antigovernativi. Per fare il punto sulla difficile situazione politica nel Paese, Gianmichele Laino ha intervistato Roberto Da Rin, giornalista de Il Sole 24 Ore:RealAudioMP3

R. – Quella venezuelana è una crisi che va avanti da molti anni e che vede una contrapposizione forte tra due fazioni. Il Paese è spaccato in due: da un lato i chavisti – ormai eredi del "chavismo" dato che Chávez è morto, ma il "chavismo" continua a vivere – e dall’altra parte chi invece lo ha sempre avversato e ritiene che questo modello economico sia superato e che si debba ristabilire una nuova prospettiva economica. Gli scontri continuano a essere pretestuosi nel senso che, obiettivamente, ci sono manifestazioni importanti quasi ogni giorno, però poi la vera ragione non è più solo economica ma è anche di scelte politiche radicali.

D. – Il presidente Maduro a inizio aprile aveva fatto dei tentativi di mediazione e il dialogo tra governo e opposizioni sembrava avviato. Poi si è bloccato tutto. Quali sono le ragioni di questo stallo?

R. – Ovviamente, quando un Paese è spaccato in due, come lo è il Venezuela, qualsiasi mediazione è complessa. Quindi, la ragione per cui non si è ancora arrivati a degli accordi risiede nella complessità delle vicende che lo attanagliano. Gli obiettivi della mediazione comunque sono prevalentemente economici.

D. – Intanto, il bilancio degli scontri si aggrava. Più volte, ong statunitensi hanno denunciato abusi sui manifestanti. C’è il rischio di una rottura degli equilibri anche da un punto di vista umanitario?

R. – Questa la vedo un’ipotesi remota, anche perché questi scontri – che peraltro ci sono e anche un poliziotto è stato ucciso ieri – sono fatti indiscutibilmente gravi. Comunque, da molto tempo è un Paese dove c’è una violenza diffusa che va ben oltre il poliziotto ucciso. Ogni giorno muoiono decine di persone in scontri di vario genere, a Caracas e nelle favelas. Quindi, prima che si possa indurre la comunità internazionale ad assumersi responsabilità forti, mi sembra un’ipotesi poco plausibile, anche perché finora la dinamica degli scontri che hanno poi provocato morti se la rimpallano governo ed opposizione. Nessuno si assume la piena responsabilità e la ricostruzione dei fatti è sempre aleatoria e ovviamente pretestuosa a seconda di chi racconta lo svolgimento di tali fatti.







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