Torino. Al via il Salone del Libro, Santa Sede ospite d'onore. Mons. Iacobone: presenza
significativa
Inaugurato (mercoledì sera) a Torino, presso l’Auditorium Giovanni Agnelli-Lingotto,
la 27.ma edizione del Salone Internazionale del Libro, con la Santa Sede per la prima
volta “ospite d’onore”. Presente all’appuntamento anche mons. Pasquale Iacobone,
del Pontificio Consiglio della Cultura. La nostra inviata Laura De Luca lo
ha intervistato:
R. – Abbiamo
voluto che la Santa Sede fosse presente con una struttura emblematica: appunto il
cupolone di libri; ma un cupolone che riassumesse, in qualche maniera, tutta la ricchezza
del patrimonio librario, culturale, artistico della Santa Sede. E dunque, al di là
dei libri e delle varie istituzioni presenti, queste opere d’arte che comunque fanno
sempre riferimento al libro, alla cultura scritta con opere che vanno dall’epoca paleocristiana
fino al contemporaneo. Abbiamo voluto rappresentare un po’ la complessità della Storia
della Santa Sede e della Chiesa cattolica, e dei suoi rapporti con il mondo del libro,
della cultura, delle arti. Chiaramente, questa impresa va al di là di qualsiasi stand
di un salone del libro …
D. - … è una presenza un po’ atipica, in effetti …
R.
– E’ la prima volta: come c’è stata la prima volta della Biennale di Venezia, così
quest’anno è la prima volta al Salone internazionale del Libro dove non una casa editrice,
ma la Santa Sede è rappresentata ed è ospite d’onore. Per questo ci tenevamo a dare
una presenza quanto mai significativa, e devo dire che i primi riscontri sono assolutamente
positivi: mai si sarebbero aspettati una tale imponenza non solo monumentale, ma anche
di ricchezza di patrimonio culturale e artistico.
D. – Questa presenza così
autorevole e prestigiosa del Padiglione della Santa Sede, in mezzo ad una mostra che
poi è una mostra-mercato, soprattutto, ci porta un po’ in avanti nel tempo e insieme
indietro. Voglio dire che sembra di assistere ad un secondo atto di quella funzione
di accensione del mondo dell’arte che la Chiesa ha avuto per tanti secoli …
R.
– Credo che il discorso, e quindi la politica culturale di fondo, negli ultimi anni,
portata avanti soprattutto dal cardinale Ravasi, sia sempre quello: cioè, riportare
la Chiesa non con un aspetto trionfale, ma con un aspetto di vera grandezza e profondità
culturale, lì dove si fa cultura: può essere la Biennale di Venezia, può essere il
Salone del Libro di Torino, può essere l’Expo … può essere qualsiasi occasione in
cui il mondo si confronta con tutte le sue difficoltà, con i suoi contrasti e la sua
varietà.
D. – Che cosa si prepara, per esempio, per Milano?
R. – Ci
sarà un impianto, un padiglione della Santa Sede che farà delle proposte – se vogliamo
anche provocatorie – nei confronti del contesto generale dell’Expo: si parla di nutrire
il pianeta, e quindi c’è tutto il discorso dell’alimentazione. Ma noi abbiamo scelto
come tema: “Non di solo pane …”, perché vogliamo che si discuta non soltanto semplicemente
di problemi di alimentazione e quindi di gestione materiale del territorio o dell’ambiente,
ma si parli di un’alimentazione che tocchi tutte le dimensioni della persona, a cominciare
dal cuore, dall’anima, dall’interiorità …