Ancora scontri in Ucraina. Rischio di infiltrazioni nell'opposizione filorussa?
Sempre più consistente il rischio di guerra civile in Ucraina. Ieri, negli scontri
che hanno visto contrapposti l'esercito di Kiev e gruppi di separatisti filorussi,
decine i morti e i feriti. Le situazioni più cruente a Sloviansk, Donetsk e Odessa.
In questo quadro, oggi si riunisce il Consiglio d’Europa a Vienna. Molti gli osservatori
che temono il degradarsi della crisi, sullo stile di quanto avvenuto in Siria e, prima
ancora, in Iraq e Afghanistan. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Andrea
Margelletti, presidente del Cesi, il Centro studi internazionali:
R. – No, direi
che siamo di fronte a realtà profondamente e radicalmente diverse, proprio perché
la crisi in Siria, ma soprattutto la crisi in Iraq prima o il conflitto in Afghanistan,
si svolgono in luoghi dove lo Stato centrale è estremamente debole o, in alcuni casi,
addirittura non esistente. Invece, nel conflitto che contrappone Mosca a Kiev abbiamo
due realtà statuali estremamente strutturate e con un controllo forte su tutti gli
apparati dello Stato e, direi, anche su quello delle milizie.
D. – E’ possibile,
secondo lei, che l’opposizione ucraina composta dal fronte filorusso sia infiltrata
da altri elementi, e quali?
R. – Direi di no. Potremmo vedere l’arrivo di mercenari
stranieri, però questi mercenari operano all’interno di regole ben chiare e stabilite
da chi li manda a chiamare e da chi li paga. Quindi, direi che ci troviamo di fronte,
semmai, a eserciti paralleli più che a milizie incontrollabili.
D. – Quale
evoluzione lei vede di questa crisi che pian piano sta coinvolgendo un po’ tutte le
realtà internazionali?
R. – Il vero problema è proprio l’utilizzo delle milizie,
perché esse sono in grado di fare azioni importanti per conto di qualcuno che rimane
coperto. Nel gergo vengono chiamate “negazioni plausibili”, ovvero il mandante può
sempre dire: “No, non è colpa nostra, sono state le milizie”. Loro rappresentano davvero
la wild card del conflitto. La speranza è una risoluzione della crisi ovviamente
diplomatica. Però, da quello che vedo in questi giorni e in queste ore, non ho la
sensazione che tutti abbiano la stessa buona volontà.
D. – Oltre a un dialogo
più efficace Mosca-Washington, che potrebbe risolvere la situazione, è importante
che partecipi qualche altro attore?
R. – Sarebbe importante che ci fosse l’Europa,
ma anche in questo caso, come in innumerevoli altri casi, lamentiamo un “fragoroso
silenzio” da parte di Bruxelles, dove invece sono proprio i Paesi europei a giocare
in questo caso un ruolo determinante. La speranza è che prima o poi tutti ci si renda
conto che da soli non si va da nessuna parte. Ma, in realtà, l’affermarsi sempre più
di movimenti antieuropeisti dimostra come in questo momento il Vecchio continente
sia un po’ in affanno.