Catastrofe in Afghanistan. Unicef: portiamo aiuti di base agli sfollati
Sono otto i morti della nuova ondata di maltempo che sta colpendo l’Afghanistan settentrionale.
Si va così ad allungare il bilancio delle vittime, a causa delle inondazioni e delle
frane che hanno interessato in questi giorni almeno 10 mila famiglie in cinque province
del Paese. Alessia Carlozzo ha intervistato Andrea Iacomini, portavoce
di Unicef Italia, sui primi interventi della missione umanitaria nel Paese e sul bilancio
delle vittime:
R. - In questo
momento non abbiamo numeri chiari. Secondo le fonti, variano tra 350 e 2.700 per quanto
riguarda il numero delle vittime. In generale, siamo in una fase ancora di registrazione.
Sul numero dei morti purtroppo attendiamo sviluppi.
D. - Quali sono stati i
primi interventi dell’Unicef nella zona colpita?
R. - L’Unicef è intervenuta
immediatamente, cercando inizialmente di valutare la situazione per identificare quelli
che erano i bisogni più urgenti, soprattutto per rispondere in maniera precisa ed
aiutare le famiglie più colpite. Era fondamentale, ed è fondamentale ad oggi, fornire
un sostegno alle famiglie che vengono trasferite in zone più sicure - in questo momento
stiamo spostando moltissime persone da una parte all’altra - abbiamo inoltre fornito
acqua potabile e soprattutto servizi igienico-sanitari sicuri. Oltre a questo, naturalmente
stiamo dando un grandissimo sostegno psicosociale ai tanti bambini le cui vite sono
state purtroppo gravemente colpite - e questa è una delle attività prioritarie che
noi facciamo - in particolar modo per quei bambini che hanno perso i genitori, i familiari
o le loro case. Una volta ultimate queste operazioni, nei prossimi giorni l’Unicef
cercherà di fornire un sostegno proprio in tutti i nostri settori di intervento: nel
settore dell’istruzione, della salute e della nutrizione. Questo di fatto si va ad
aggiungere alla più ampia risposta che l’Unicef dà in questi casi per far fronte alle
inondazioni che hanno colpito in particolar modo la regione settentrionale dell’Afghanistan
e che hanno interessato circa 10 mila famiglie in cinque province.
D. - Qual
è stata la risposta del governo afghano? Leggevamo che i soccorsi sono proseguiti
in questi giorni, ma che la situazione appare totalmente tragica…
R. - L’incertezza
e la confusione regnano abbastanza sovrani in questa provincia. Sulle cifre della
catastrofe abbiamo detto che si parla di 2.700 morti, ma ancora non ci sono dati certi.
Tra l’altro, è stato proprio il governatore provinciale, Shah Waliullah Adib, ad avanzare
questa cifra tra morti e dispersi, poi si tornati a circa 2100. C’è anche una missione
delle Nazioni Unite di assistenza all’Afghanistan che invece parla di 350 morti. Successivamente,
il capo della polizia provinciale ha parlato di cifre esagerate. In questo momento,
quello che bisogna fare è riportare un equilibrio perché naturalmente, al di là dei
numeri, ci sono interventi da fare e se si comincia con questo valzer delle cifre
non si aiuta la situazione. È per questo che le Nazioni Unite stanno intervenendo,
proprio per cercare di agire direttamente aiutando il governo che vive una situazione
sicuramente di grandissima difficoltà. Ricordiamo che una settimana prima di questa
catastrofe ci sono state sei province del nord e del nordovest completamente investite
da piogge battenti, che avevano già causato 150 morti, un po’ come è successo nelle
Filippine. Queste sono zone purtroppo martoriate da eventi simili e che spesso nell’immediato
non hanno le strutture di risposta adeguate per far fronte a queste calamità. Quindi,
è fondamentale l’intervento della nostra missione, dell’Unicef, ma anche delle Nazioni
Unite - l’Unama (United Nations Assistance Mission in Afghanistan) - proprio per cercare
di portare equilibrio e in particolar modo assistenza al governo che si trova in questa
situazione.