2014-05-04 14:53:01

Educazione alla cittadinanza tra i percorsi formativi dell'Istituto "Pedro Arrupe" di Palermo


Andare “verso le periferie” è un invito che Papa Francesco ha ripetuto più volte e che può essere messo in pratica anche in contesti non lontani dalla nostra quotidianità. Lo hanno fatto - ad esempio - i padri gesuiti dell’Istituto “Pedro Arrupe” di Palermo e la comunità locale delle suore della Carità, dando vita a un corso di educazione alla cittadinanza e formazione politica per i giovani del borgo di Ciaculli. Dell’ iniziativa ci parla Davide Maggiore:RealAudioMP3

Appassionarsi di nuovo al bene comune e restituire un senso vero al termine “politica”, ripartendo dalla comunità. È con questi obiettivi che, da dicembre del 2013, un gruppo di giovani tra i 16 e i 22 anni – studenti, lavoratori e anche disoccupati – partecipa ai laboratori promossi dall’Istituto Arrupe. Il corso, spiega Anna Staropoli, sociologa dell’Istituto, segue una filosofia precisa:

“Lavorare su una leadership diffusa nei territori: quindi i tanti leader delle tante periferie, che questa città esprime, e che con competenza, con capacità, con passione, vivono e si spendono nei propri territori. Quindi l’Istituto che cosa può fare per loro? Offrire degli strumenti, valorizzare le loro competenze e - secondo una logica propria della pedagogia ignaziana - mettere al centro le persone, i contesi, ma anche i desideri che i contesti territoriali esprimono attraverso le comunità che li vivono”.

Ragazzi e ragazze sono quindi partiti dalla rilettura della propria esperienza personale, per poi passare – attraverso il confronto con esperti – all’ideazione di possibili iniziative capaci di incidere nella realtà di Ciaculli. La forza di questa comunità, sostiene ancora Anna Staropoli, è anche quella di essere “periferia”:

“Nelle periferie tu trovi la possibilità di laboratori e di sperimentare delle politiche di cittadinanza attiva proprio partendo da quei giovani che spesso si pensa siano ormai indifferenti rispetto alle realtà sociali e che invece scopri che nelle periferie sono non solo attenti, ma si lasciano coinvolgere per altre realtà della comunità, per migliorare la qualità della vita del proprio quartiere”.

Su questo elemento e sulle motivazioni della scelta di Ciaculli si sofferma anche suor Gabriella Bandini, delle suore della carità di Santa Giovanna Anthida, che collaborano al progetto palermitano fin dall’inizio:

“Anche qui, in Italia, ci sono delle periferie che chiedono di essere abitate, che chiedono di essere viste e chiedono di essere amate e valorizzate. Allora, in particolare come suore, è maturato questo desiderio di aprire un segno in una periferia italiana. E’ stata scelta la Sicilia, per tutta la sua gente e soprattutto per i giovani che desiderano proprio un riscatto molto forte: un riscatto umano, sociale e politico”.

Ed è prima di tutto sulle persone che gli effetti del laboratorio diventano evidenti. A notarlo è Federica, studentessa di liceo che partecipa al corso:

“I risultati si cominciano a vedere a partire da noi stessi: abbiamo un maggiore approccio con le persone che sono del quartiere; cerchiamo di coinvolgerle e anche loro si sentono maggiormente appartenenti al territorio. Questa è già una cosa fondamentale per noi, vista la situazione di partenza. Man mano che andiamo avanti cerchiamo di fare del nostro meglio. Noi abbiamo tanti desideri per la nostra periferia e spero che questi desideri vengano realizzati!”.







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