Ucraina. Liberati gli ossevatori dell'Osce. Mons. Lachovicz: preghiamo per la pace
L’Ucraina è ad un passo dalla guerra civile. Nel paese continuano gli scontri fra
i separatisti filorussi e il governo di Kiev mentre Mosca ammette di aver perso il
controllo sulle forze di autodifesa del sud-est. Intanto sono stati liberati i 7 osservatori
dell’Osce. Il servizio di Debora Donnini:
Proseguono gli
scontri in ucraina. Kiev ora ha il "pieno controllo" dell'area esterna a Sloviansk,
di tutte le strade importanti di accesso e dei 14 checkpoint precedentemente in mano
ai filorussi, rende noto Vasil Krutov, capo del centro anti terrorismo ucraino, aggiungendo
che le forze governative hanno riguadagnato anche il controllo della torre televisiva
di Sloviansk, spegnendo i canali russi. Le truppe ucraine hanno poi riconquistato
la sede dei servizi di intelligence a Kramatorsk, la citta' ribelle nell'est dell'Ucraina.
Nell'operazione in corso nell'Ucraina dell'est, le forze di Kiev hanno registrato
5 morti e 12 feriti. E’ a Odessa, città portuale sul Mar Nero, che si contano più
morti. Sono 42 i cadaveri recuperati finora nella 'Casa dei Sindacati' della città
ma il bilancio dei morti del rogo scoppiato la scorsa notte nell'edificio potrebbe
essere superiore. Intanto la polizia ha arrestato più di 130 persone dopo gli scontri
a cui si sono uniti anche decine di tifosi di calcio. L'incendio sarebbe stato causato
da bombe molotov lanciate contro il secondo e terzo piano dell'immobile. Proclamati
due giorni di lutto nazionale.
Al microfono di Massimiliano Menichetti,
la testimonianza di mons. Dionisio Lachovicz, visitatore apostolico per gli
Ucraini greco-cattolici in Italia e Spagna:
R. – Stiamo
vivendo un momento molto drammatico in Ucraina e nella nostra Chiesa. Noi preghiamo
per la pace e soltanto per la pace.
D. – Gli scontri nel Paese, purtroppo,
però, mostrano persone che imbracciano le armi...
R. – Il momento è molto difficile,
ma non è questo il cammino. Non possiamo coltivare nei nostri cuori la vendetta. Quello
che possiamo fare adesso è pregare per la pace.
D. – Si dice sempre che l’Ucraina
è divisa tra una parte che guarda all’Europa e una parte che guarda alla Russia, ma
è veramente questo il cuore del Paese?
R. – Questa divisione è stata creata
dai politici. Queste divisioni sono sorte adesso: il popolo non è diviso.
D.
– Quindi, secondo lei, è solo la politica che porta le persone a dividersi?
R.
– In gran parte sì. Io sono stato lì, ho viaggiato e non ho visto divisioni tra la
gente.
D. – Qual è il principale problema interno del Paese adesso?
R.
– In questo momento l’Ucraina è un Paese debole, disarmato, con una corruzione dilagante.
La struttura governativa non esiste, è stata distrutta completamente dal governo precedente.
Dobbiamo fidarci della comunità internazionale, sperando che possa aiutarci.
D.
– Una speranza sono anche le prossime elezioni presidenziali...
R. – Sì, ma
non so se si arriverà a queste elezioni. Questo è il problema. Tutti i tumulti del
momento rischiano di non dare spazio alle elezioni democratiche.
D. – Cosa
sta facendo la Chiesa in questa situazione? R. – La Chiesa ha già fatto molto durante
le proteste nella Maidan di Kiev. E’ stata una sorta di mediatrice tra gli oppositori
del governo e l’esecutivo. Ma adesso non ha più voce: la Chiesa prega e si rivolge
sempre con il suo messaggio di pace. Ora, però a parlare sono le armi. Speriamo bene,
speriamo nella forza divina, nella forza della preghiera.