2014-05-03 11:45:45

Ucraina. Liberati gli osservatori Osce. Mons. Lachovicz: preghiamo per la pace


In Ucraina, sono stati liberati gli osservatori dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (Osce) e i quattro soldati ucraini, che li scortavano, presi in ostaggio il 25 aprile scorso da ribelli indipendentisti filorussi a Sloviansk. Sul terreno prosegue la controffensiva di Kiev contro i ribelli. I filorussi denunciano l'uccisione di 10 civili. A Odessa, si contano 42 morti per le proteste di ieri. E mentre Stati Uniti e Germania parlano di nuove sanzioni contro la Russia, Mosca ribadisce di aver perso il controllo sui gruppi di autodifesa filorussi. Al microfono di Massimiliano Menichetti, la testimonianza di mons. Dionisio Lachovicz, visitatore apostolico per gli Ucraini greco-cattolici in Italia e Spagna:RealAudioMP3

R. – Stiamo vivendo un momento molto drammatico in Ucraina e nella nostra Chiesa. Noi preghiamo per la pace e soltanto per la pace.

D. – Gli scontri nel Paese, purtroppo, però, mostrano persone che imbracciano le armi...

R. – Il momento è molto difficile, ma non è questo il cammino. Non possiamo coltivare nei nostri cuori la vendetta. Quello che possiamo fare adesso è pregare per la pace.

D. – Si dice sempre che l’Ucraina è divisa tra una parte che guarda all’Europa e una parte che guarda alla Russia, ma è veramente questo il cuore del Paese?

R. – Questa divisione è stata creata dai politici. Queste divisioni sono sorte adesso: il popolo non è diviso.

D. – Quindi, secondo lei, è solo la politica che porta le persone a dividersi?

R. – In gran parte sì. Io sono stato lì, ho viaggiato e non ho visto divisioni tra la gente.

D. – Qual è il principale problema interno del Paese adesso?

R. – In questo momento l’Ucraina è un Paese debole, disarmato, con una corruzione dilagante. La struttura governativa non esiste, è stata distrutta completamente dal governo precedente. Dobbiamo fidarci della comunità internazionale, sperando che possa aiutarci.

D. – Una speranza sono anche le prossime elezioni presidenziali...

R. – Sì, ma non so se si arriverà a queste elezioni. Questo è il problema. Tutti i tumulti del momento rischiano di non dare spazio alle elezioni democratiche.

D. – Cosa sta facendo la Chiesa in questa situazione?

R. – La Chiesa ha già fatto molto durante le proteste nella Maidan di Kiev. E’ stata una sorta di mediatrice tra gli oppositori del governo e l’esecutivo. Ma adesso non ha più voce: la Chiesa prega e si rivolge sempre con il suo messaggio di pace. Ora, però a parlare sono le armi. Speriamo bene, speriamo nella forza divina, nella forza della preghiera.







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