2014-05-03 14:55:48

Mons. Galantino: in Italia molto diffusa una fede "light" che non sa bene in cosa crede


Scuola, legislazione sulla libertà religiosa e ricerca universitaria: sono queste le iniziative da intraprendere per combattere l’analfabetismo religioso, indicate da mons. Nunzio Galantino. Intervenuto ieri pomeriggio a Roma, presso la sede del Senato, alla presentazione del Rapporto sull’analfabetismo religioso in Italia, realizzato dalla Fondazione per le Scienze Religiose Giovanni XXIII, il segretario generale dei vescovi italiani ha definito il documento “uno studio serio e non fazioso”, ma che tuttavia provoca “amarezza” quando si comprende l’interpretazione dei dati in esso contenuti, perché si tratta di “numeri spietati”. In particolare, mons. Galantino ha messo in luce come “il preoccupante tasso di analfabetismo religioso” registrato dal Rapporto sia “almeno in parte anche il frutto, amaro ma evidente, di un sentimento religioso che poggia su tracce cristiane infantilistiche, anche nel linguaggio e nelle immagini, che rivelano tutta la loro inadeguatezza e tutta la loro marginalità rispetto a ciò che nel conta nel mondo adulto”, che “domanda sempre di più al credente di saper dare ragione della speranza che lo anima”, con “contenuti di fede adulti”, ovvero “quelli che permettono di formarsi e di avere una coscienza critica e una sensibilità capace di capire e di apprezzare le differenze, senza demonizzarle né volerle necessariamente omologare”. Il presule ha quindi evidenziato un altro dato cruciale del Rapporto e cioè che “i due terzi degli italiani sono immersi in una fede light, nel senso che non si dichiarano atei e agnostici, anzi dicono di credere, ma non hanno le idee chiare sul contenuto del loro credere e non mantengono nessun contatto con la Chiesa”. Di qui, l’invito lanciato dal presule a primerear (neologismo caro a Papa Francesco), ovvero a “prendere l’iniziativa perché l’esperienza religiosa non si riduca a uno sfondo anonimo a cui si presta un’attenzione interessata o peggio sospetta, fatta di narrazioni su Gesù e accompagnate da buoni sentimenti, tutti comunque assolutamente irrilevanti per la vita che conta”. Essenziale, in questo senso, anche “una nuova attenzione al sistema di comunicazione di massa”. Quindi, mons. Galantino ha aggiunto: “La fede, senza negare il valore che ha ogni conoscenza razionale, non può essere ridotta a questa, la fede infatti è esperienza di relazione, attraverso la quale il credente viene inserito in un dinamismo di comprensione e di condivisione responsabile”. “Mi piacerebbe - ha concluso il segretario generale della Cei - che una prossima ricerca potesse prendere in seria considerazione non solo la conoscenza dei contenuti della fede, ma che tentasse anche una sortita seria e intelligente anche sulla fede come esperienza di relazione”. (I.P.)







All the contents on this site are copyrighted ©.