Mons. Chullikat: eliminare armi nucleari, rischio di tragedia catastrofica
Quanto più si ritarda l’adempimento del Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp),
“maggiore è il rischio che il fragile stato della sicurezza internazionale possa essere
rotto da una tragedia catastrofica che coinvolga l'uso di armi nucleari”. E’ il monito
lanciato da mons. Francis Chullikat, osservatore permanente della Santa Sede presso
l’Onu. Il presule è intervenuto a New York, ad una riunione delle Nazioni Unite sul
Tnp. Un incontro, nota mons. Chullikat, avvenuto a 44 anni dall’entrata in vigore
del Tnp e a 25 anni dalla fine della “guerra fredda”.
“Spero – ha detto il
presule - che i principali Stati del mondo agiscano in modo più risoluto e sostanziale
per eliminare il flagello delle armi nucleari, moralmente inaccettabili”. Tuttavia
– sottolinea – oggi si registra ancora l’esistenza di “circa 17mila armi nucleari”,
mentre gli Stati continuano a “spendere più di 100 miliardi di dollari l’anno” per
mantenere questo tipo di armamenti. Eppure, ribadisce mons. Chullikat, “queste preziose
risorse finanziarie sono disperatamente necessarie per lo sviluppo economico e sociale”
delle popolazioni, così come “per il raggiungimento degli Obiettivi per lo sviluppo
del Millennio”.
Quindi, l’osservatore permanente ricorda che “da molti anni
la Santa Sede lancia un appello per l’abolizione delle armi nucleari, affinché il
mondo sia liberato dal potenziale spettro della distruzione di massa”. Ed è per questo
che “oggi viene rinnovato questo appello morale, per ispirare ed incoraggiare un lavoro
costruttivo nel preservare il pianeta e la famiglia umana”. Lamentando, poi, una certa
lentezza degli Stati nell’attuazione del Tnp, mons. Chullikat auspica una maggiore
collaborazione tra le nazioni dotate di armamenti nucleari e quelle che non ne posseggono,
così da “sviluppare uno strumento giuridicamente vincolante che bandisca il possesso
di tali armamenti”, definiti “la sintesi massima dell’insicurezza”.
Il presule
esprime, inoltre, l’auspicio che quanto prima si inizi a lavorare su “un accordo globale
che porti alla eliminazione delle armi nucleari” e che si convochi una conferenza
per definire il Medio Oriente “zona libera da armi nucleari”, così come stabilito
nel 2010, per evitare di “mettere a rischio non solo la credibilità del Tnp, ma anche
il processo di pace dell’intera regione”.
Nonostante tutto, mons. Chullikat
conclude il suo intervento con una riflessione ottimista: “Il disarmo nucleare non
è una battaglia persa”, spiega, evidenziando un “graduale risveglio delle coscienze
nel mondo” ed una “nuova consapevolezza dell’unità e dell’interdipendenza della famiglia
umana”. Per questo, afferma il presule, “le armi nucleari, l’antitesi dell’aspirazione
umana alla pace, non devono avere posto in una comunità mondiale determinata a raggiungere
la sicurezza reciproca su scala globale”. (A cura di Isabella Piro)