Festival delle religioni di Firenze: interventi dei cardinali Tauran e Sandri e di
mons. Paglia
“Il futuro sta nella convivenza rispettosa delle diversità e non nell’omologazione
a un pensiero unico teoricamente neutrale”: è quanto afferma il cardinale presidente
del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, Jean-Louis Tauran, nel videomessaggio
trasmesso ai partecipanti alla prima edizione del Festival delle religioni promosso
a Firenze dall’associazione «Luogo d’incontro» sul tema «Incontrandoci su ciò che
ci divide». “La gioia di condividere tanti valori comuni che abbiamo con i seguaci
di altre religioni – sottolinea il porporato - va di pari passo con la necessità di
superare i pregiudizi e di riconoscere ciò che ci separa”. Infatti, “superare i pregiudizi
e condividere la gioia dell’altro è fondamentale per vivere il dialogo come testimonianza.
Tale atteggiamento di rispetto ci permetterà pure di guardarci dentro per liberarci
da ogni chiusura alla novità e alla verità, metterci in discussione sulla nostra adesione
alla fede ed essere pronti a far scaturire in noi la disponibilità a collaborare con
tutte le persone di buona volontà, in vista del bene comune”.
Al Festival è
intervenuto oggi anche il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione
per le Chiese Orientali, ha detto che “proprio a partire dalle nostre differenze,
anche profonde” noi possiamo incontrarci e dialogare, come “famiglia umana amata da
Dio: a partire dall’amore di Dio l’altro non mi può mai restare indifferente, mai
deve essere considerato ostacolo sul mio cammino”. L’arcivescovo Vincenzo Paglia,
presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, ha parlato dei valori familiari
nell’epoca di Papa Francesco. Luca Collodi lo ha intervistato:
R. -
Fra pochi giorni mi recherò alle Nazioni Unite, il 15 maggio per l’esattezza, dove
si parlerà della famiglia - perché è il giorno che le Nazioni Unite dedicano alla
famiglia - insieme ad un rabbino e ad un musulmano. È un tema che riguarda in maniera
molto profonda le diverse religioni; potremmo dire uno di quei temi che unisce. Ovviamente
non mancano le differenze, ma l’attenzione a questo tema riporta le religioni a riscoprire
la loro indispensabile missione nel mondo contemporaneo. Visto il titolo che mi è
stato dato da affrontare al Festival: “La famiglia al tempo di Francesco”, direi che
proprio Papa Francesco appare come un pilastro del dialogo all’interno della famiglia.
Lui stesso, quando era a Buenos Aires, e poi lo ha ripetuto da Papa, ha sottolineato
l’importanza di una cultura dell’incontro, del dialogo. Questo è un patrimonio che
per noi cattolici fa parte del Dna; è impossibile essere cattolici stando arroccati.
Papa Francesco sottolinea l’importanza dell’uscire; si esce per dialogare. Ecco perché
oggi le religioni sono particolarmente chiamate a tessere un rapporto di fiducia tra
i popoli.
D. - Come potrà cambiare l’attenzione alla famiglia al tempo di Papa
Francesco?
R. - Papa Francesco chiede di essere attenti più che all’idea di
famiglia, alle famiglie concrete, ai volti, alle persone, alle situazioni liete e
a quelle più problematiche o drammatiche. Ed in questo senso c’è bisogno di un cambio
di paradigma, cioè la vicinanza concreta a tutte le famiglie, anzi, che le famiglie
stesse sviluppino una cultura dell’incontro con le altre famiglie. Per questo, ad
esempio, Papa Francesco sottolinea con vigore il rapporto tra le generazioni, dai
bambini agli anziani; chiede agli anziani di guardare ai bambini, chiede ai bambini
di guardare agli anziani per apprendere la sapienza che li ha accompagnati lungo i
tanti anni, poi i giovani … Lo stile di vita famigliare semplice e indispensabile,
le famose tre parole “permesso, grazie, scusa”; tre parole che nonni, genitori, figli,
nipoti, dovrebbero apprendere a memoria e praticare quotidianamente. Papa Francesco
è un pastore. E allora, se mi è permesso, tutti noi dovremmo sentire l’odore della
famiglia e delle famiglie che ci sono vicine.