Vaticano. Workshop sullo sviluppo sostenibile, confronto tra scienziati ed economisti
Ha preso il via presso la “Casina Pio IV”, in Vaticano, il workshop promosso
dalla Pontificia Accademia per le Scienze e dalla Pontificia Accademia per le Scienze
sociali sul tema “Umanità sostenibile. Natura sostenibile. La nostra responsabilità”.
Un confronto aperto tra scienziati, docenti universitari ed economisti che si concluderà
martedì prossimo. Ce ne parla Benedetta Capelli:
Alimentazione,
salute ed energia: sono le tre linee guida sulle quali si snoderanno gli interventi
dei partecipanti al workshop che stamani si è aperto con il saluto del cardinale
Oscar Rodriguez Maradiaga, presidente di Caritas Internationalis. L’intento del confronto
è di indicare vari percorsi tenendo presente i bisogni dell’uomo e i cambiamenti della
natura. Dunque, un momento di riflessione che parte dal fallimento del vertice Rio+20
riguardo la conservazione della biodiversità, “non c’è stato infatti – ribadiscono
gli organizzatori del workshop – uno sforzo collettivo tra scienziati naturali e sociali”.
Sul
tavolo di discussione, quindi, il cambiamento climatico, la questione energetica,
la sicurezza alimentare, il problema dell’acqua ma non solo. “Non esistono singoli
problemi ambientali – sottolineano gli esperti – ma una vasta serie di problemi interconnessi
che si stanno presentando oggi, mentre altri sono potenziali rischi per il futuro”.
Si punta allora a un approccio globale dal quale non si può escludere “il capitale
naturale”: troppo spesso invece la natura viene vista come “un contesto dal quale
servizi e risorse possono essere tratti in isolamento”. Pertanto, si ribadisce la
necessità di “reindirizzare il proprio rapporto con la natura in modo da promuovere
un modello di sviluppo economico e sociale”.
Diversi gli interventi di stamani,
nel suo discorso il presidente della Pontificia Accademia delle Scienze, il prof Werner
Arber, ha spiegato l’importanza di un uso sostenibile delle risorse naturali nel pieno
rispetto della natura. Un particolare accento è stato posto sulla responsabilità di
assicurare anche in futuro uno sviluppo sostenibile. Analizzando poi l’evoluzione
terrestre e l’evoluzione biologica, il prof. Arber ha ricordato che “è un buon principio
generale rispettare le leggi della natura per la sostenibilità dello sviluppo” e che
“la nostra civiltà dovrebbe evitare di disturbare il processo naturale e l’evoluzione
lenta ma costante di forme di vita e di potenziali habitat”. L’invito in conclusione
è di informare a più livelli la comunità sui rischi di comportamenti non idonei al
rispetto del processo naturale.
Articolato l’intervento del prof. Partha Dasgupta,
docente di economia all’università di Cambridge, che ha preso in esame le conseguenze
delle azioni umane sulla natura. “Siamo incoraggiati a pensare – ha detto il professore
– che consumare corrisponda a contribuire al bene sociale”. In realtà, “quando in
un villaggio gli abitanti raccolgono legna da ardere a un ritmo insostenibile, si
è dinanzi al fallimento della comunità”, incapace così di pensare a uno sviluppo sostenibile,
“non al fallimento del mercato”. Nel caso dei cambiamenti climatici – ha aggiunto
– bisognerebbe incolpare le nazioni che non negoziano una “politica climatica”. Infine,
ha preso in esame il prof. Dasgupta, elementi per analizzare la sostenibilità: il
consumo, l’uso dell’ambiente naturale, la riproduzione e la tecnologia. Elementi che
possono rappresentare un ostacolo se non verranno ripensati alla luce di un nuovo
sviluppo sostenibile.