I vescovi spagnoli: ogni attacco alla dignità del lavoro è una negazione di Dio
Nel messaggio per la Festa dei Lavoratori del primo maggio, i vescovi della Conferenza
episcopale spagnola hanno ribadito che “quando la vita sociale e il lavoro mettono
al centro il denaro e non la persona si nega il primato dell’essere umano sulle cose,
si nega il primato di Dio”. Dal titolo, “Se manca il lavoro, la dignità dell’uomo
è ferita”, il messaggio episcopale pone in evidenza che la disoccupazione, la precarietà,
l’economia sommersa, il lavoro minorile, la discriminazione di genere o di razza,
l’iniqua retribuzione salariale e le ingiuste condizioni lavorative sono “ferite”
alla dignità delle persone e si ripercuotono gravemente sulle famiglie, disumanizzando
la loro esistenza. Nel documento, la Commissione pastorale per gli operai dell’episcopato
spagnolo esorta i credenti a non restare indifferenti davanti alla sofferenza di tanti
lavoratori e a ricordare l’invito di Papa Francesco che nell’Evangelii Gaudium
chiede di non “rimanere sordi a quel grido, quando noi siamo gli strumenti di Dio
per ascoltare il povero”. Un paragrafo del messaggio è dedicato alle persone che hanno
perso la vita sul lavoro, nella maggior parte dei casi a causa della mancanza di sicurezza
o per la precarietà e la scarsa formazione. “Gli incidenti sul lavoro tingono di dolore
la vita di tante famiglie”, si legge nel messaggio che esorta i movimenti cristiani
dei lavoratori a controllare e denunciare le irregolarità nei luoghi di lavoro perché
“le conseguenze sono sempre catastrofiche: morte, perdita della salute e povertà”.
“Festeggiare il primo maggio dalla prospettiva della fede – si legge – è rinnovare
il proprio impegno perché ogni uomo e ogni donna possa avere un lavoro degno”, come
ha ricordato Benedetto XVI nella Caritas in veritate: un lavoro scelto liberamente,
che contribuisca allo sviluppo della comunità, che consenta di soddisfare le necessità
delle famiglie, un lavoro che lasci uno spazio sufficiente per ritrovare le proprie
radici a livello personale, familiare e spirituale. (A. T.)