Battuta d'arresto nel Congresso Usa per il provvedimento che dovrebbe innalzare il
salario minimo a 10,10 dollari l'ora. Una legge fortemente voluta dal presidente Barack
Obama e dai democratici, che ne vorrebbero fare un punto di forza in vista delle elezioni
di midterm. Questi ultimi però non sono riusciti in Senato - dove pure hanno la maggioranza
- a racimolare i 60 voti necessari per avviare il dibattito sul provvedimento. Provvedimento
che prevede in particolare non solo il graduale aumento (nel corso di 30 mesi) delle
paghe orarie - dagli attuali 7,25 dollari a 10,10 dollari - ma anche l'introduzione
di un meccanismo di 'scala mobile' che le adegui automaticamente al tasso di inflazione
annuale.
La debacle era in parte attesa. Non solo per il duro ostruzionismo
dei repubblicani (solo un senatore ha votato a favore dell'avvio di una discussione
della legge), ma anche per l'assenza più o meno giustificata di alcuni senatori democratici,
chi per malattia, chi per recarsi nei propri collegi elettorali negli Stati negli
ultimi giorni martoriati dal maltempo e dall'ondata di tornado che ha ucciso almeno
35 persone. Così lo stesso leader democratico al Senato, Harry Reid, è ricorso al
voto contrario, passo procedurale necessario per poter ripresentare il testo in aula
più in là.
"Alla fine gli americani vinceranno, visto che tre su quattro sono
a favore dell'incremento salario minimo", ha commentato Obama, sottolineando come
"i repubblicani bloccano l'aumento per 28 milioni di lavoratori". Ma alla Casa Bianca
come nel quartier generale dei democratici c'è la consapevolezza che seppure la legge
dovesse passare al Senato difficilmente potrà avere successo alla Camera, a maggioranza
repubblicana.