2014-04-30 08:37:09

Spagna: II Congresso internazionale a Santiago di Compostela


“La piazza dell’Obradoiro è un vero "Cortile dei Gentili" perché i pellegrini e gli ospiti possono stabilire un autentico dialogo sulle eterne domande dell’uomo: Dio e il senso dell’esistenza”. Queste le parole dell’’arcivescovo di Santiago di Compostela, mons. Julian Barrio, pronunciate durante l’inaugurazione del II Congresso internazionale di Accoglienza Cristiana nel Cammino di Santiago” che si è aperto nell’Aula Magna dell’Istituto Teologico Compostelano di Santiago.

Mons. Barrio ha affermato che la chiesa di Santiago di Compostela va incontro a tutti i pellegrini, credenti e non credenti, per offrire accoglienza nel grande “Cortile dei gentili” della piazza del Obradoiro, e “li invita a entrare in quello spazio sacro e in cattedrale, per pregare, alcuni ad un Dio conosciuto, per altri ad un Dio sconosciuto del quale però hanno bisogno”. Sotto il motto “L’apostolo Giacomo e la ricerca di Dio nel Cammino” un centinaio di persone, tra partecipanti ed esperti, ha riflettuto sulla natura dell'itinerario di Santiago, tenendo presente che si tratta di un cammino di spiritualità, di conversione e di devozione. L’arcivescovo ha ricordato che san Giovanni Paolo II e il Papa emerito Benedetto XVI sono stati i due Pontefici che hanno capito abbastanza bene il significato del pellegrinaggio a Santiago di Compostela, nella sua dimensione religiosa e nel suo contributo storico alla costruzione dell’identità europea.

“Il rito e il mistero del pellegrinaggio di Santiago appaiono costanti lungo la storia, indipendentemente dai cambiamenti e dagli sviluppi culturali - ha detto mons. Barrio - perché la tradizione culturale del Cammino di Santiago, come simbolo storico-religioso, continua ad essere nel terzo millennio, uno strumento valido e utile, per esprimere il senso profondo dell'esistenza umana, e perciò della vita di fede cristiana”. Infine, il prelato spagnolo ha ricordato che il pellegrinaggio a Santiago “non s’intraprende per installarsi in un’esperienza privilegiata ma per lasciarsi cambiare in modo imprevedibile e ritornare alla vita quotidiana con nuovi atteggiamenti e disposti a dare la propria testimonianza”. (A cura di Alina Tufani)







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