Spagna: II Congresso internazionale a Santiago di Compostela
“La piazza dell’Obradoiro è un vero "Cortile dei Gentili" perché i pellegrini e gli
ospiti possono stabilire un autentico dialogo sulle eterne domande dell’uomo: Dio
e il senso dell’esistenza”. Queste le parole dell’’arcivescovo di Santiago di Compostela,
mons. Julian Barrio, pronunciate durante l’inaugurazione del II Congresso internazionale
di Accoglienza Cristiana nel Cammino di Santiago” che si è aperto nell’Aula Magna
dell’Istituto Teologico Compostelano di Santiago.
Mons. Barrio ha affermato
che la chiesa di Santiago di Compostela va incontro a tutti i pellegrini, credenti
e non credenti, per offrire accoglienza nel grande “Cortile dei gentili” della piazza
del Obradoiro, e “li invita a entrare in quello spazio sacro e in cattedrale, per
pregare, alcuni ad un Dio conosciuto, per altri ad un Dio sconosciuto del quale però
hanno bisogno”. Sotto il motto “L’apostolo Giacomo e la ricerca di Dio nel Cammino”
un centinaio di persone, tra partecipanti ed esperti, ha riflettuto sulla natura dell'itinerario
di Santiago, tenendo presente che si tratta di un cammino di spiritualità, di conversione
e di devozione. L’arcivescovo ha ricordato che san Giovanni Paolo II e il Papa emerito
Benedetto XVI sono stati i due Pontefici che hanno capito abbastanza bene il significato
del pellegrinaggio a Santiago di Compostela, nella sua dimensione religiosa e nel
suo contributo storico alla costruzione dell’identità europea.
“Il rito e il
mistero del pellegrinaggio di Santiago appaiono costanti lungo la storia, indipendentemente
dai cambiamenti e dagli sviluppi culturali - ha detto mons. Barrio - perché la tradizione
culturale del Cammino di Santiago, come simbolo storico-religioso, continua ad essere
nel terzo millennio, uno strumento valido e utile, per esprimere il senso profondo
dell'esistenza umana, e perciò della vita di fede cristiana”. Infine, il prelato spagnolo
ha ricordato che il pellegrinaggio a Santiago “non s’intraprende per installarsi in
un’esperienza privilegiata ma per lasciarsi cambiare in modo imprevedibile e ritornare
alla vita quotidiana con nuovi atteggiamenti e disposti a dare la propria testimonianza”.
(A cura di Alina Tufani)