Milano. Il card. Scola alla Veglia di preghiera per i disoccupati
"Cosa stiamo facendo e cosa possiamo ancora fare come comunità ecclesiale per stare
accanto a chi non ha lavoro?”. È la domanda di sfondo della Veglia di preghiera che
si è svolta mercoledì sera nella “Galleria delle carrozze” della Stazione centrale
di Milano. A presiederla l’arcivescovo della città, il cardinale Angelo Scola,
che ha parlato dell’importanza dei gesti di solidarietà in tempi di crisi, come anticipa
al microfono di Fabio Colagrande:
R. – Abbiamo
invitato soprattutto i disoccupati e tutti gli uomini legati al mondo del lavoro -
espressione dei sindacati e dell’associazionismo cattolico - e comunque chiunque vorrà
intervenire, perché il gesto è pubblico. Abbiamo scelto la Stazione perché è emblema
di un grande numero di lavoratori, dei pendolari, ed è segnata anche dal senso della
mobilità. Il valore è quello di partecipare alla grande prova cui molte persone sono
sottoposte per la perdita, per la mancanza di lavoro, soprattutto i giovani. La strada
scelta è quella di far raccontare, attraverso le testimonianze, i tentativi che sono
in atto in tutta la diocesi, sotto il coordinamento del "Fondo Famiglia Due": i tentativi
per trovare lavoro, per formare le persone, l’uso che stiamo facendo del microcredito
per poter avviare dei nuovi percorsi lavorativi. Insomma, vorremmo dare un elemento
di speranza in questo momento. Questo è il senso della Veglia di questa notte: non
più sottolineare l’inevitabile dolore, sofferenza e prova che questa situazione sta
producendo, ma far vedere che attraverso i tentativi che sono nati in tutta la diocesi
si possono gettare dei semi di vita nuova e si possono anche tentare delle soluzioni
a situazioni drammatiche. Piccoli segni, per il momento, ma già ben documentati ed
evidenti.
D. – L’Istat ha detto che a marzo c’è stato un lievissimo aumento
degli occupati, una diminuzione di disoccupati, ma la disoccupazione giovanile resta
al 42,7%. Quale contributo di speranza portano i cristiani in questa situazione del
Paese?
R. – Lei ha usato appunto la parola giusta. Questa sera noi commenteremo
il brano del Vangelo nel quale gli Apostoli hanno pescato tutta la notte senza prendere
nulla e poi, su invito di Gesù, ritentano e ce la fanno. Allora, Gesù arriva al bisogno
di lavoro dei giovani, come a tutti gli altri bisogni oggi, attraverso la comunità
cristiana, attraverso i cristiani, che vivendo la comunione e legandosi gli uni agli
altri, condividono il bisogno doloroso, soprattutto dei giovani, purtroppo non solo
loro, della mancanza di lavoro e tentano con la carità e con l’intelligenza forme
nuove, forme anche geniali talvolta, di percorsi lavorativi. Per aiutare i giovani
dobbiamo – e loro sono molto disponibili in questo senso – invogliarli a capire che
la cultura del lavoro è cambiata, il mondo del lavoro è cambiato e la solidarietà
che è nata, a partire dalla fase due del "Fondo Famiglia Lavoro", lo sta indicando.
Ovviamente, i percorsi sono solo piccoli semi, piccoli germi, però ci sono.