Caso Aldovrandi: Alfano annulla incontro con il Sap. Mirabelli: profondo sconcerto,
forse reato
In Italia il ministro degli Interni Alfano ha revocato l’incontro previsto per martedì
prossimo con il Sindacato autonomo di Polizia, al centro di un vergognoso episodio,
stigmatizzato con fermezza dalle autorità dello Stato e dallo stesso capo della Polizia.
Il servizio di Roberta Gisotti:
“Un gesto gravissimo
e inaccettabile” lo ha definito il ministro Alfano. L’applauso, lungo ben cinque minuti,
tributato a Rimini dall’Assemblea del Sap a tre dei quattro agenti di Polizia, presenti
in sala, condannati in via definitiva a 3 anni e 6 mesi di carcere nel giugno 2012
per l’omicidio colposo del 18enne Federico Aldovrandi, avvenuto a Ferrara il 25 settembre
2005. Pena scontata solo pochi mesi grazie all’indulto. E, poi il rientro in servizio
per i quattro poliziotti. Gli applausi del Sap - ha aggiunto il titolare degli Interni
- offendono “la memoria di un ragazzo che non c’è più” e rinnovano “il dolore della
sua famiglia. Applausi che danneggiano la Polizia e il suo prestigio”. Alessandro
Pansa, capo della Polizia si è anche lui dissociato da “comportamenti – ha detto -
gravemente offensivi nei confronti della famiglia Aldovrandi e della società civile
che crede nell’operato delle donne e degli uomini della Polizia”. E, una telefonata
di solidarietà è giunta alla mamma di Federico, dal presidente del Consiglio Renzi,
che ha parlato di “indegna vicenda”. Ma si può allora configurare perfino un reato
per questo applauso? Giriamo la domanda a Cesare Mirabelli, presidente emerito
della Corte Costituzionale:
R. – E’ difficile configurare specificamente un
reato, ma certamente è grande lo sconcerto per un atto che appare di contestazione,
non di critica, di ribellione rispetto ad una sentenza che può essere appunto criticata
in alcuni suoi aspetti, ma non contestata platealmente con questi modi da parte di
chi rappresenta, in qualche modo, un elemento delle istituzioni, il personale di polizia.
Un sindacato non può esprimere in queste forme una solidarietà nei confronti di persone
che – è accertato – hanno commesso un reato. Questo non significa non comprendere
il disagio che può apparire a volte per chi opera – ad esempio – nell’ordine pubblico
ed è sottoposto a particolare pressione in momenti di difficoltà. Ma, ripeto, il rispetto
della persona, anche in queste azioni, dell’incolumità della persona, dell’integrità
della persona, e comunque il rispetto delle sentenze è un elemento che deve caratterizzare
l’azione della polizia, posta a tutela delle istituzioni. Se non è reato, se non si
manifestano – cosa che potrebbe accadere anche – elementi rilevanti dal punto di vista
disciplinare, certamente è un atto che determina sconcerto.
D. – Professore,
applausi – è stato detto – che danneggiano la polizia e il suo prestigio agli occhi
dei cittadini …
R. – Ma, non c’è dubbio, perché il cittadino deve avere fiducia
nella polizia e la polizia deve avere fiducia nelle istituzioni. Questa forma di contestazione
mi sembra che segnali una via di disgregazione nelle istituzioni e nella società:
perciò non è positiva certamente.