Terra Santa: vandalismo e profanazioni contro luoghi cristiani in Galilea
I vescovi cattolici di Terra Santa denunciano e condannano con inquietudine tre atti
di vandalismo e profanazione che hanno colpito domenica scorsa tre siti cristiani
in Galilea, proprio mentre tutte le comunità cattoliche locali vivevano il momento
suggestivo della canonizzazione di San Giovanni XXIII e San Giovanni Paolo II, a meno
di un mese dal pellegrinaggio in Terra Santa di Papa Francesco.
Il primo atto
di profanazione ha colpito il monastero benedettino di Tabgha, sul lago di Tiberiade,
affidato ai benedettini tedeschi. Verso mezzogiorno, un gruppo di ragazzi abbigliati
con le vesti e le acconciature tipiche degli ebrei ortodossi, hanno tirato pietre
contro tre croci presenti nel sito. Lo stesso gruppo di ragazzi si è poi diretto verso
il convento delle suore benedettine, sradicando anche lì una croce e imbrattando di
fango un altare all'aperto, tracciando su banchi e sedie il segno della stella di
Davide e ferendo con lanci di pietre una donna ospitata nel convento.
Nella
stessa giornata di domenica 27 aprile – informa un comunicato degli Ordinari cattolici
di Terra Santa pervenuto all'agenzia Fides – è stata recapitata al vicariato patriarcale
di Nazareth una lettera intimidatoria firmata da una rabbino della regione, in cui
tra l'altro si intima a tutti i cristiani di “lasciare la terra d'Israele” minacciando
gravi rappresaglie. Il rabbino che aveva inviato la lettera era stato fermato dalla
polizia il giorno precedente nella città di Safed. Sempre domenica scorsa, anche la
chiesa greco-ortodossa di Al-Bassah ha subito un'aggressione mentre nel luogo di culto
era in corso la celebrazione di una liturgia battesimale.
I cristiani di Galilea,
e con loro l'Assemblea dei vescovi Ordinari, “profondamente preoccupati per questi
fatti” si legge nel comunicato, “chiedono con forza alle autorità civili e di polizia
di reagire con sollecitudine arrestando i colpevoli, al fine di ristabilire il mutuo
rispetto religioso”. Una lunga serie di profanazioni e atti intimidatori compiuti
da gruppi di coloni ebrei estremisti a danno di monasteri, chiese e cimiteri cristiani
è iniziata nel febbraio 2012. Da allora, siglandosi spesso con la formula “il prezzo
da pagare”, militanti oltranzisti di gruppi vicini al movimento dei coloni, hanno
portato attacchi anche contro moschee frequentate dagli arabi palestinesi di religione
islamica. L'ultima moschea imbrattata con scritte anti-islamiche è quella della cittadina
di Furdis, a sud di Haifa. (R.P.)