Sudafrica. Il card. Napier: c'è il dito di Dio nei 20 anni di democrazia nel nostro
Paese
È clima di festa in tutto il Sudafrica, che celebra in questi giorni il 20.mo dell’avvento
della democrazia nel Paese. Il 27 aprile 1994 si svolsero le prime elezioni del dopo-apartheid
che portarono alla presidenza il “padre” del nuovo Sudafrica, Nelson Mandela. Linda
Bordoni ha parlato di questo anniversario con il cardinale Wilfrid Fox Napier,
arcivescovo di Durban e presidente della Conferenza episcopale di Sudafrica, Botswana
e Swaziland:
R. – It was
a very special time for us... E’ stato davvero un momento speciale per noi. “L’Africa
al meglio” è stato il modo in cui la transizione è avvenuta in Sudafrica. L’unico
modo in cui riesco a pensare a noi è “L’Africa al meglio”. Il solo Paese dove la gente
si aspettava che il cambiamento da un regime all’altro sarebbe avvenuto a fatica e
dove è avvenuto invece nel modo più agevole che potesse accadere. E con gratitudine
verso Dio, perché so che molte, molte persone, persone comuni, hanno pregato, specialmente
giovedì. Le donne hanno eletto il giovedì come il giorno della preghiera per la pace
in Sudafrica. Ed io attribuisco il cambiamento, per il modo in cui è avvenuto, a quelle
preghiere.
D. – Oggi, 20 anni dopo, quali sono le sue speranze per le prossime
elezioni?
R. – I hope that people will have at least matured... Spero che
la gente sia in qualche modo maturata abbastanza per sapere che il suo voto è segreto,
il suo voto è prezioso. Dipende da loro decidere a chi dare quel voto. Non dovrebbero
lasciarsi intimidire da persone che dicono: “Noi sapremo se voterete in questo modo
o nell’altro”. La seconda cosa è che le persone dovrebbero votare non tanto per motivi
tradizionali - “ho sempre votato per questo partito” – ma piuttosto chiedendosi: “Cosa
preserverà di più il bene comune e in maniera più efficace?” Questo, ripeto, dovrebbe
essere il criterio che le persone dovrebbero usare, quando voteranno.
D.
– Lei è giunto a Roma per la sua visita ad Limina, qualche giorno fa. Cosa
porterà con lei delle parole del Papa, dopo l’incontro con lui?
R. – I think
we’re going to have… Penso dovremo copiare l’intero testo – è breve – e distribuirlo
a tutti, in modo che tutti ne vengano a conoscenza. Ma penso che dobbiamo dare anche
il nostro tocco personale: quali sono state le nostre esperienze nell’incontrare Papa
Francesco, nel sedere accanto a lui, nel parlare con lui, nello scambiare alcune opinioni
con lui e nell’avere molto la sensazione che il Papa non vede se stesso come a parte
o al di sopra dei vescovi, ma è uno dei vescovi. Il suo senso di collegialità è una
realtà viva. Lui è stato davvero sorprendente quando ci ha detto: “Siamo fratelli
e ho bisogno che sappiate questo e questo”, questioni davvero serie. Ed è stato un
tale incoraggiamento! Quindi, lui è il Papa, ha questo problema, sa che anche noi
lo abbiamo e vuole condividerlo con noi. Nella condivisione lui resta aperto, perché
possiamo rispondere su come pensiamo dovrebbe essere affrontato il problema.
D.
– Sembra che Papa Francesco si interessi personalmente ad ogni situazione con cui
viene a contatto. Nel suo discorso ha parlato di tanti temi: ha parlato di corruzione,
degli orfani dell’Aids...
R. – Yes, he touched on all of them… Sì, li
ha toccati tutti. Ho la sensazione – perché l’ho letto e l’ho ascoltato – che vada
direttamente al nocciolo della questione in ogni caso. “Qui è esattamente dove siamo”,
lui sa di che si tratta. So che lui pregherà per noi, che ci aiuterà e che se abbiamo
bisogno di un consiglio ci sarà per darci quel consiglio.
D. – Abbiamo menzionato
la Giornata della preghiera, prima delle elezioni nel 1994. Accadrà qualcosa di simile
quest’anno?
R. – Yesterday was a day... Ieri (domenica scorsa – ndr), è
stata la Giornata designata per la preghiera in Sudafrica, per ridare forza a quello
che era accaduto 20 anni fa, quando eravamo in crisi e abbiamo scoperto che l’unico
modo per uscire da questa crisi per noi era Dio a ogni costo e averlo presente in
mezzo a noi. Il giorno della preghiera è stato il 27 aprile, il giorno dell’anniversario
del cambiamento. Sono sicuro che vivremo la stessa cosa. E credo che Dio ascolti quelle
preghiere, perché sa che vengono dal cuore, da persone che dicono: “Preghiamo perché
abbiamo bisogno di Dio nelle nostre vite” e non per avere un miracolo. Abbiamo bisogno
di Dio nelle nostre vite.