Camera. Voto sul dl tossicodipendenze. Commento di don Zappolini (Cnca)
L’Aula della Camera ha votato questa sera la fiducia posta dal governo sul decreto
legge Lorenzin in tema di tossicodipendenze. Il voto finale è fissato per mercoledì
30 aprile. Il provvedimento reintroduce la distinzione tra droghe cosiddette "leggere"
e droghe "pesanti", dopo la sentenza della Corte che ha definito incostituzionale
la legge Fini-Giovanardi, ripristinando la vecchia normativa Iervolino-Vassalli. Il
decreto legge ridefinisce anche le sanzioni per l’uso personale. Se da una parte,
quindi, si riduce la repressione sul consumo di cannabis, marijuana e hashish, alleggerendo
le carceri già sovraffollate dall’altra, secondo alcuni, le nuove norme indeboliscono
l’impegno educativo e di prevenzione contro l’utilizzo degli stupefacenti. Intanto
è in corso, nella sala stampa della Camera, una conferenza stampa di associazioni
impegnate nel settore tossicodipendenze per fare il punto sull’attuale politica delle
droghe in Italia. Adriana Masotti ha sentito don Armando Zappolini,
presidente del Cnca, Coordinamento nazionale comunità d’accoglienza, presente all’incontro:
R. – Io penso
sia un recupero importante, che ci pone davanti al problema delle droghe in modo nuovo
e rispettoso delle persone e della realtà. Noi crediamo sia importante avere un approccio
diverso, che metta al centro l’educazione, i valori della vita. Non si possono riempire
le carceri di persone che vivono il disagio di un rapporto sbagliato con una sostanza.
D. – Eppure, molti ritengono che aver distinto di nuovo tra droghe leggere
e pesanti sia un indebolire la lotta alla droga...
R. – Questo è proprio un
controsenso, perché affrontare le cose senza la conoscenza della realtà è quanto di
più dannoso sia accaduto in questi anni nel campo delle droghe. Non si può affrontare
la droga in modo ideologico, non si può affrontarla senza un dato che ci lega alla
realtà della vita delle persone. Le droghe fanno tutte male, ma gli effetti che hanno
sulla persona, sullo stile della vita e sulla salute non sono assolutamente identici.
Quindi bisogna avere rispetto anche delle realtà.
D. – Allora il vostro impegno
al fianco dei tossicodipendenti continuerà? Non vi sentite mortificati?
R.
– Anzi noi crediamo che il modo più vero per fare la lotta alla droga sia aiutare
ad accogliere queste persone nel loro reale problema. La tossicodipendenza è un fenomeno
che riguarda soprattutto le droghe pesanti. Sul resto la grande sfida che aspetta
noi e tutta la società è soprattutto la sfida educativa, di valori della vita.
D.
– Quindi pene più dure, secondo voi, non sono una deterrenza efficace?
R. –
In nessuna parte del mondo mai il proibizionismo e la pena hanno risolto i problemi
di educazione e di disagio sociale. Non si può trasformare il sociale con il penale;
non si può fare delle carceri dei luoghi che recuperano la nostra mancanza di capacità
educativa. Non si può continuare a riempire le carceri di persone che andrebbero accolte
e accompagnate in altro modo.
D. – C’è da augurarsi che, appunto, le agenzie
educative, la scuola, le associazioni si mettano in moto…
R. – Sì! Molte volte
queste sono state proprio bloccate e impedite da un approccio penale. E’ difficile
accompagnare un ragazzo, se accanto a noi c’è la Polizia che lo porta in carcere…
Bisogna che i fronti siano fronti distinti. Solo che una società che non riesce a
passare valori positivi ai giovani, li mette in galera! Questo è il fallimento della
società, non dei giovani!