Sudafrica in festa per il 20.mo della democrazia. Mons. Slattery: resta un'eco di
apartheid
Giornata di festa nazionale in Sudafrica dove ieri si sono ricordati i 20 anni dalle
prime elezioni democratiche vinte dall’African National Congress e che decretarono
Nelson Mandela primo presidente nero della storia del Paese. Allora il voto, caratterizzato
da uno svolgimento pacifico, segnò la fine dell’apartheid per il Sudafrica lacerato
da anni di divisioni interne tra bianchi e neri. Ieri il presidente Jacob Zuma ha
ricordato con emozione “il sangue, il sudore e le lacrime” versate per guadagnare
“il prezioso diritto” al voto il 27 aprile 1994. Il prossimo 7 maggio il Paese andrà
nuovamente alle urne, per una riflessione Linda Bordoni ha intervistato l’arcivescovo
di Pretoria mons. William Slattery:
R. – This is
20 years of democracy that we have enjoyed since 1994-2014. … Sono 20 anni di democrazia
di cui stiamo godendo dal 1994 al 2014. Per la prima volta, partecipano a queste elezioni
“The born free”, i "nati liberi", cioè quelli che sono nati dal 1994 in poi. Si tratta
di elezioni che sicuramente vincerà il partito al governo in Sudafrica, l’African
National Congress: si presenta infatti con una presenza del 65% in parlamento e non
c’è motivo di pensare che possa perdere questa maggioranza. Però, in questo momento
in cui sembra raggiunta l’indipendenza politica in Sudafrica, non è stata adeguatamente
raggiunta la giustizia economica per tutti. Il presidente Zuma, rivolgendosi al parlamento,
ma anche nei discorsi che ha tenuto durante la campagna elettorale nel Paese, ha sempre
ripetuto: “Abbiamo da raccontare una bella storia”, e questo sicuramente è vero. Ci
sono stati grandi miglioramenti nella vita delle persone in Sudafrica, in particolare
per quella maggioranza di africani che per secoli ha subito l’apartheid anche
se, come “sistema legalizzato”, è esistito per una cinquantina d’anni. Prima, comunque,
era esistita una sorta di segregazione legale per molti, molti anni… Quindi, certamente
per la maggior parte delle persone la vita è migliorata: l’istruzione ora è per tutti
ed è obbligatoria. I servizi sanitari sono migliorati… I rapporti tra Stato e Chiesa
sono liberi: noi siamo liberi, assolutamente liberi, di esercitare il nostro ministero.
Il Sudafrica vive però una situazione particolare perché nel Paese esistono seimila
Chiese indipendenti. Noi rappresentiamo il 6,5% della popolazione e in questo abbiamo
dato un contributo importante al Sudafrica. Nel 1995, 55 tra i maggiori ospedali del
Sudafrica erano ospedali cattolici: oggi è uno. All’epoca, curavamo l’istruzione del
20% della popolazione sudafricana, in particolare nelle zone rurali. Oggi, il governo
gestisce da solo l’istruzione. Quindi, abbiamo buoni rapporti con il governo, lo ringraziamo
per quello che ha fatto ma allo stesso tempo, se lei mi chiedesse delle attuali condizioni
sociali in Sudafrica, io direi che ancora esiste una grande disuguaglianza e questo
è un problema grande. Soprattutto i giovani risentono di questo, c’è grande insoddisfazione
nel Paese. Il Sudafrica è il Paese con la maggiore differenza di benessere e guadagno
al mondo, tra i ricchi – soprattutto bianchi – e la maggioranza africana, che ancora
è sostanzialmente nera. Ci sono ancora molte ferite dell’apartheid da curare:
l’apartheid ancora riecheggia nella vita quotidiana, in Sudafrica…