Il card. Dziwisz: tutta la vita di Giovanni Paolo II è stata una preghiera a Dio
Per quasi 40 anni accanto a Karol Wojtyla, il cardinale Stanislaw Dziwisz, arcivescovo
di Cracovia, vive con particolare emozione questa giornata. Paolo Ondarza lo
ha intervistato:
R. – Io ho conosciuto
Karol Wojtyla quando era ancora professore e non ancora vescovo. Nel primo anno del
seminario, lui insegnava Introduzione alla filosofia e alla teologia; subito abbiamo
visto che si trattava di una persona molto speciale, di profonda spiritualità e anche
bravissimo come professore: sempre preparato, le sue lezioni erano sempre molto interessanti.
Subito aveva anche conquistato la grande simpatia dei seminaristi, di tutti gli studenti.
Cosa ci aveva colpito tanto? Quando c’era l’intervallo, andava sempre in cappella
a pregare. Quando era nella cappellina, per lui non esisteva nient’altro. E noi, da
lontano, lo ammiravamo …
D. – Subito avete capito di trovarvi di fronte ad
una persona speciale. Lei, poi, per quasi 40 anni è stato accanto a Karol Wojtyla.
Da lui ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale …
R. – Ho avuto anche altre cose:
l’ordinazione episcopale, tutto … tutto. L’ho servito per 39 anni: 12 anni a Cracovia
e 27 anni a Roma …
D. – Dal vigore di un uomo giovane alla debolezza nella
malattia e nella vecchiaia, fino agli ultimi istanti della vita terrena, la sera del
2 aprile 2005, alle 21.37. Lei, cardinale Dziwisz, è stato testimone della santità
di Giovanni Paolo II, espressa nei suoi molteplici aspetti. C’è un’immagine particolare
che, secondo lei, meglio parla della sua santità?
R. – Mi ha colpito dopo l’attentato,
quando aveva ancora coscienza lui, pur non sapendo chi fosse l’attentatore, già lo
aveva perdonato e aveva offerto la sua sofferenza per la Chiesa e per il mondo. Non
pregava per se stesso, per salvarsi: pregava per gli altri. E questa è una cosa eccezionale.
Sempre tutto passava per la preghiera: mi domandavano quante ore pregava? Lui pregava
con tutta la sua vita.
D. – Un uomo di preghiera, un mistico, un contemplativo
che scelse, come filo conduttore di tutta la sua vita, il motto “Totus tuus” – tutto
della Vergine Maria …
R. – Totus tuus: devozione a Maria, ma lui aveva anche
una grande devozione allo Spirito Santo. Questa l’apprese da suo padre; poi era molto
devoto al Rosario, attraverso il quale meditava la vita del Signore con Maria.
D.
– Questo aspetto contemplativo di Giovanni Paolo II va insieme con il suo forte senso
pratico, è infatti un santo profondamente umano … E’ un Papa che ha inciso profondamente
nella Storia …
R. – Certamente. Lui era molto unito al suo Paese, soprattutto
a Cracovia, alla cultura, alla Chiesa polacca, ma molto aperto a tutta la Chiesa,
a tutto il mondo, verso tutte le nazioni, anche tutte le religioni … Aveva tante amicizie
con gli ebrei e anche contatti con musulmani e con persone di altre religioni. Sempre
diceva: “Noi costruiamo ponti, non muri”.
D. – Quando si pensa ai Santi, spesso
si immagina di dover andare lontano nella storia. In questo caso non dobbiamo guardare
indietro nel tempo: parliamo di un Papa Santo dopo soli nove anni dalla morte. Giovanni
Paolo II è dunque un Santo dei nostri giorni, che ha un messaggio ancora profondamente
attuale …
R. – Certamente ispira anche oggi le persone, soprattutto i giovani:
li ho visti a Rio, i giovani della generazione che non lo aveva conosciuto. Ma quando
Papa Francesco ha fatto il suo nome, c’è stato un grande entusiasmo, come c’è stato
entusiasmo per l’annuncio della prossima Giornata mondiale della gioventù a Cracovia,
nel Paese e nella città di Giovanni Paolo II. Nei più diversi ambiti – in campo sociale,
in campo teologico – lui è stato sempre molto presente, ha lasciato una grande eredità
dottrinale, che bisogna approfondire, attuare; soprattutto nel campo della difesa
dei diritti umani e della libertà dell’uomo e delle nazioni … Si possono toccare i
più diversi argomenti: lui era sempre presente.
D. – Ed effettivamente, non
c’è categoria di persone con la quale Giovanni Paolo II non sia entrato in contatto.
Prima ricordava le Giornate mondiali della gioventù; ma Giovanni Paolo II è stato
anche il Papa vicino agli anziani, ai malati, ai poveri, ai bambini, agli sposi, ai
consacrati, è stato il Papa della difesa della vita … Insomma, un Papa che ha parlato
davvero a tutta l’umanità …
R. – Certamente è stato il Papa della difesa della
vita: assolutamente. Anche il Papa della famiglia. Il Papa che ha prestato la voce
ai poveri, alle Nazioni soprattutto del Terzo Mondo. Perché viaggiava nei Paesi del
Terzo Mondo? Per levare la voce e gridare ai ricchi: “Dovete aiutare i poveri, altrimenti
si arriva di nuovo ad un conflitto mondiale”.
D. – Eminenza, come vive questa
canonizzazione di Giovanni Paolo II?
R. – Non so … non so. Certamente per me
è una cosa eccezionale pensare che d’ora in poi lo chiamerò “Santo” …