2014-04-26 08:00:19

Ucraina: i filorussi rapiscono 13 osservatori Osce. Dal G7 nuove sanzioni a Mosca


Si infiamma sempre di più la crisi in Ucraina. I combattenti indipendentisti filorussi, che stanno operando nella parte orientale del Paese, hanno rapito ieri 13 appartenenti all’Osce, l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, che, in qualità di osservatori, si trovano in Ucraina. Contemporaneamente a Seul il vertice G7, con la presenza del presidente americano Obama, ha deciso nuove sanzioni contro la Russia. Ci riferisce Giancarlo La Vella:RealAudioMP3

La questione ucraina sta diventando un drammatico testa a testa tra occidente e Mosca con sempre maggiori rischi per la stabilità mondiale. Il rapimento dei 13 osservatori dell’Osce, definito scioccante da gran parte della comunità internazionale, potrebbe rappresentare la pietra tombale su qualsiasi tentativo di dialogo. Sta di fatto che ieri a Seul, proprio durante la visita di Obama in Sud Corea, il G7 ha annunciato da lunedì nuove sanzioni nei confronti di Mosca. I Sette Grandi, ognuno dei quali deciderà quali le misure, si dicono preoccupati e ribadiscono la loro condanna per il tentativo illegale di Mosca di annettere la Crimea e Sebastopoli. E poi, anche se non ufficialmente, appare ormai chiaro l’appoggio di Mosca ai ribelli filorussi, ma anche, questa l’altra accusa dell’occidente, di non fare nulla per limitare la crisi e per applicare quanto deciso recentemente al vertice di pace a Ginevra. Mentre nella zona orientale esercito di Kiev e miliziani continuano ad affrontarsi, ieri per la prima volta è stato evocato il rischio di Terza Guerra Mondiale. Questa l’accusa del governo di Kiev alla Russia, sulla quale il Cremlino rimane in inquietante silenzio.


Intanto a Kiev, teatro nelle settimane scorse delle proteste contro l'ex presidente Ianukovich, si guarda con preoccupazione a quanto avviene a est. Massimiliano Menichetti ha raggiunto telefonicamente nella centralissima Maidan della capitale, don Oleksandr Khalayim, sacerdote nella città occidentale di Horodok:RealAudioMP3

R. – I segni della battaglia rimangono: le macchine bruciate, anche le case bruciate, e poi tutte quelle foto delle cento persone che sono state uccise a Maidan … Possiamo dire che ogni regione ha la sua tenda: c’è una cappellina, le tende in cui sono i medici …

D. – Come si sta vivendo questo momento?

R. – In questo momento, il Paese vive una grande paura. Due-tre mesi fa in piazza c’erano le persone e di queste una metà “voleva Maidan” e l’altra metà no. Adesso sono tutti uniti.

D. – Ma c’è paura che scoppi la guerra?

R. – Sì, perché adesso le città vicine alla Russia – Slovyansk e Kramatorsk – sono totalmente chiuse dal governo ucraino. Ieri da un elicottero sono stati lanciati foglietti con le indicazioni su come la gente si debba comportare in questa situazione, come si debba vivere nella condizione di occupazione …

D. – E come ci si deve comportare?

R. – Nei limiti del possibile, rimanere in casa, non andare dove si tengono manifestazioni, dove ci sono persone armate.

D. – La Chiesa, in questa situazione, che cosa sta facendo?

R. – Tutte le Chiese adesso sono unite, stanno pregando per la pace; a Maidan aiutano le famiglie, perché adesso ci sono più feriti nell’anima e nella psiche.

D. – A Kiev, però, c’è anche speranza…

R. – Sì, c’è grande speranza e c’è anche pace. Questa mattina ho parlato con le persone che stanno a Maidan. Loro dicono che non vogliono tornare alle condizioni di prima. Queste persone sperano che tutto si possa risolvere in pace, senza la guerra. Non si può pensare, infatti, che si possa fare la guerra contro la Russia perché possiamo dire che siamo sempre stati come fratelli – fratello maggiore e fratello minore. Tante famiglie sono miste, con radici miste … E nessuno vuole nemmeno pensare che possa iniziare qualcosa di brutto …

D. – Le persone con cui ha parlato, come vedono la data del 25 maggio prossimo, per le nuove elezioni?

R. – Spingono per ottenere la pace, per fare in modo che queste elezioni possano svolgersi in tranquillità: sanno, infatti, che dopo questa data cambierà tutto.







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