Migranti: a Bari la manifestazione di Amnesty “SOS Europe”
Proseguono senza sosta gli arrivi di migranti sulle coste italiane. Gli ultimi sono
di un gruppo di 27 immigrati, di cui 3 minorenni, soccorso in mare e condotto poi
a Lecce e di 12 persone trovate accovacciate nell'angusta intercapedine di un tir
privo di carico, sbarcato nel porto di Bari. In tutto, nelle ultime 24 ore, sono circa
1.500 i migranti salvati dalle navi della marina militare e della guardia costiera,
impegnate nel Canale di Sicilia nell’ambito dell’operazione Mare Nostrum, ma
secondo fonti della marina militare, si stima che entro oggi arriveranno a 2 mila.
Proprio a Bari, in piazza del Ferrarese, Amnesty International Italia ha organizzato
in serata una manifestazione per chiedere ai Paesi dell'Unione europea di porre le
persone prima delle frontiere e di rispettare i diritti umani di migranti e rifugiati.
Ma cosa si chiede in particolare all’Europa? Debora Donnini ha ha girato la
domanda al portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury:
R. – Di uscire
da politiche di egoismo, di chiusura, di avere un approccio ad un problema complesso
come quello dei flussi - a volte anche ingenti - di migranti e rifugiati, basato sul
soccorso, sull’assistenza, sull’accoglienza. Anche perché violare i diritti umani
ha un costo economico enorme per l’Unione europea, mentre politiche di accoglienza
e di rispetto dei diritti di chi fugge da forme gravi di violazione di diritti umani
possono addirittura conseguire un risparmio, oltre che essere moralmente e culturalmente
più adeguate ad affrontare la sofferenza e il dramma di milioni e milioni di persone
nel mondo.
D. - Secondo lei l’Italia dovrebbe essere più aiutata dall’Europa?
Non basta Mare nostrum?
R. – Mare nostrum è stata una iniziativa
importante e dispiace che in questo periodo venga rimessa in discussione. Con iniziative
come Mare nostrum l’Italia avrebbe potuto negli anni passati chiedere aiuto
all’Europa e riceverlo. Con la campagna di Amnesty International, che abbiamo
portato in questi giorni a Bari e che si chiama proprio “SOS Europe”, noi chiediamo
all’Europa di fare la sua parte. Non è possibile che un Continente ricco, nonostante
la crisi, deleghi a pochi Paesi, per ragioni meramente geografiche, l’onere di accogliere,
per quanto riguarda l’Italia addirittura lo deleghi e lo releghi a un piccolo lembo
di terra nel Mediterraneo quale è Lampedusa. E’ impensabile che Lampedusa o l’Italia
da sole possano risolvere i problemi ed è impensabile chiedere soltanto all’Italia
di fare la sua parte. Di questo siamo perfettamente consapevoli ed è per questo che
chiediamo aiuto all’Europa.
D. – Tra ieri e oggi si parla di arrivi di circa
duemila migranti: numeri che mettono sotto stress l’organizzazione italiana. E c’è
anche un’altra questione, cioè che molti di loro non vorrebbero farsi identificare
per poter andare verso Paesi del Nord Europa. E’ così?
R. – Siamo in questa
situazione paradossale di persone che a causa dei regolamenti dell’Unione europea
si ritrovano costrette a stare in Italia o a rientrare in Italia non appena cercano
di trovare un luogo di asilo anche migliore nei Paesi dell’Europa centrale o del Nord.
Andrebbe riformato il regolamento europeo, quello che prende il nome di Dublino, e
le successive versioni, "Dublino 2", "Dublino 3", perché sono quei regolamenti che
l’Europa del Nord e del Centro ha fatto passare per confinare il problema dell’arrivo
e dell’accoglienza ai Paesi del Mediterraneo, soprattutto come l’Italia e la Grecia.
Quindi, sì, c’è questa necessità di rivedere questi regolamenti per far sì che le
persone che arrivano in Italia, poi possano anche lasciarla. Noi siamo in una situazione
paradossale in cui le persone che arrivano in Italia chiedono agli italiani di comprendere
che non vengono qui a "dare fastidio" agli italiani; vorrebbero loro per primi lasciare
l’Italia per andare verso altri Paesi e questo consentirebbe anche una distribuzione
migliore e più solidale dei flussi dei migranti e dei richiedenti asilo che arrivano
nel Continente.