Perù. I vescovi: i nuovi protocolli sull’aborto uccidono, non salvano vite
Davanti alla possibile approvazione del protocollo sull’aborto cosiddetto “terapeutico”
(PAT), la Chiesa peruviana definisce non necessario questo nuovo strumento che – affermano
– intende favorire le organizzazioni che promuovono l’aborto. “L’obiettivo è approvare
un PAT per coprire tutte le tipologie di aborto, com’è accaduto in altri Paesi”, si
legge nel lungo comunicato della Conferenza episcopale peruviana. I vescovi affermano
che il Ministero della Salute dovrebbe occuparsi dei veri problemi della sanità pubblica
tra questi “che i bambini non muoiano per mancanza di prevenzione medica basilare
e che le donne abbiano le migliori cure durante la gravidanza e il parto, perche è
dimostrato che sono il modo più efficace per ridurre la mortalità materna”. La nota
riporta alcune statistiche sull’interruzione di gravidanza in casi gravi in due importanti
strutture ospedalierie del Paese per dimostrare che in nessuno di questi casi è stato
necessario ricorrere a norme contenute nel PAT. Per i vescovi questa è la dimostrazione
dell’inutilità della nuova norma che non garantisce neanche i diritti del nascituro,
“diritti – aggiunge la nota -che sono riconosciuti nelle Convenzioni internazionali
ratificate dal Perù, nella Costituzione nazionale e nei recenti pronunciamenti del
Tribunale Costituzionale sull’argomento”. Infine, la nota dell’episcopato ricorda
la recente “Marcia per la vita” che ha coinvolto più di mezzo milione di persone in
tutto il Paese per manifestare contro l’aborto. (A cura di Alina Tufani)