Cento anni fa nasceva don Divo Barsotti: la più alta mistica è la fedeltà a Dio
Cento anni fa nasceva don Divo Barsotti (Palaia, in provincia di Pisa, 25 aprile 1914
– Settignano, Firenze, 15 febbraio 2006), sacerdote, monaco, poeta, scrittore e predicatore,
fondatore della Comunità dei Figli di Dio, figura eminente nella spiritualità del
XX secolo. Ordinato sacerdote nel 1937, vorrebbe partire missionario per l’India,
ma i suoi sogni sono infranti dall’esplodere della seconda guerra mondiale. Don Divo
si dedica allo studio e alla preghiera. Nel 1947, con la direzione spirituale di un
gruppo di preghiera dà il via al primo nucleo della “Comunità dei figli di Dio” che
sarà ufficialmente riconosciuta e approvata dal cardinale arcivescovo di Firenze Silvano
Piovanelli nel 1984, con sede a Settignano, nella periferia di Firenze.
“La
ragione della Comunità – scrive don Divo - è il primato della vita di preghiera e
dell'unione con Dio - quel primato che finora sembrava essere il fine della vita claustrale
e oggi dev'essere il fine di tutti i figli di Dio - nel matrimonio e fuori - nel mondo
e nel chiostro. Per questo chi vive nella solitudine e nel silenzio deve vivere senza
staccarsi, anzi rimanendo unito a chi vive nel mondo, e chi vive nel mondo non deve
sentirsi staccato, anzi dev'essere unito a chi vive in solitudine e silenzio. La Comunità
è una cosa grande. Si vive la propria vocazione nella Comunità, precisamente in questa
unità di tutti nell'amore - unità non soltanto interiore ma concreta, viva, efficace.
Bisogna che spezzi le resistenze. Dio vuole questo da me. Non l’imitazione e la ripetizione
di tanti istituti che vivono delle opere e per le opere, non l’imitazione e la ripetizione
di tanti ordini che vivono in clausura o in monastero. È la Comunità dei Figli di
Dio”. Una comunità che oggi conta circa 2000 membri sparsi nei cinque continenti,
impegnati a vivere la radicalità battesimale con i mezzi della grande tradizione monastica.
Nel
1948 pubblica il suo primo libro, “Cristianesimo russo” (1948), facendo conoscere
in Italia per la prima volta figure come san Sergio di Radonez, san Serafino di Sarov
e Silvano del Monte Athos. Seguiranno oltre 150 volumi, molti tradotti in altre lingue,
e tantissimi articoli, in particolare sull'Osservatore Romano e Avvenire. Insegna
teologia sacramentaria e teologia spirituale presso la Facoltà teologica di Firenze,
tiene corsi di esercizi spirituali in tutto il mondo. Nel 1971 predica gli esercizi
spirituali per la Curia Romana alla presenza di Paolo VI. Numerosi i premi letterari
che ha ricevuto come scrittore religioso.
Per comprendere la spiritualità
di don Divo pubblichiamo un breve estratto di una sua meditazione sul Padre Nostro
del 1966. In questa preghiera – affermava – “c’è tutto il programma della vita cristiana”.
La preghiera del Padre Nostro fa vedere come la mistica preceda l'ascesi:
“Quello
che io ho sempre detto, anche il Padre Nostro lo giustifica. Si è sempre sentito dire
che prima viene l’ascetica e poi la mistica. È il contrario che è vero! Che vuoi fare
con l’ascetica? È la mistica che determina il grado di ascesi. È nella misura che
Dio si fa presente che tu puoi fare il vuoto di tutto; altrimenti come fai a fare
il vuoto se non sei riempito di nulla? È Dio che rende possibile e l’esercizio anche
minimo della virtù e poi l’esercizio massimo nella misura che vivo in te Dio ha l’iniziativa.
Noi non possiamo nemmeno avere il desiderio della fede senza la grazia preveniente.
È Dio che fa tutto! Che bello, però, tutto questo! Pensando di fare noi ci si accorge
poi che in fondo, dopo esserci tanto arrabattati, siamo al medesimo punto di prima.
Ed è giusto; perché fin tanto che non perdiamo la presunzione di poter fare senza
Dio, non combiniamo nulla. È la forza della grazia che determina in noi e l'esperienza
di Dio e la santità della condotta. Molto spesso l'esperienza più alta di Dio, almeno
la più sicura non sono tanto le estasi, ma il fatto che noi siamo fedeli, Dio vive
in te nella misura che ti rende capace di conformare la tua volontà alla Sua. Non
cercare altro, perché, in fondo, se tu cerchi altro, l'altro è molto meno sicuro,
molto meno ti garantisce una presenza divina, di questa tua fedeltà. Ecco perché la
suprema mistica è sempre la conformità della propria alla volontà di Dio e l'esperienza
più alta della nostra vita divina è la fedeltà ai divini Comandamenti. È questo bisogno,
questa facilità che proviamo nel compiere quello che interiormente sentiamo più perfetto
e che più può piacere a Dio. Tutto questo ci assicura più di qualsiasi altra cosa.
Se poi sentiamo non soltanto docilità, facilità al compimento di quello che è il piacere
di Dio, ma sentiamo che, in fondo, tutta la nostra vita non è che un atto solo, tutti
i nostri atti pian piano si riducono all'atto onde l'anima consente a Dio di essere,
che Egli sia, la volontà essenziale,basta! che volete cercare di più? Non c'è nulla
di più alto di questo!”. (A cura di Sergio Centofanti)