2014-04-24 17:57:58

Roncalli ambasciatore, promotore di dialogo e unità, in Bulgaria e Turchia


RealAudioMP3 "Un efficace tessitore di relazioni ed un valido promotore di unità, dentro e fuori la comunità ecclesiale, aperto al dialogo con i cristiani di altre Chiese, con esponenti del mondo ebraico e musulmano e con molti altri uomini di buona volontà". Così, Papa Francesco, il 3 giugno scorso, incontrando la diocesi di Bergamo, ha definito Angelo Giuseppe Roncalli, riferendosi all'attività diplomatica svolta dal futuro Giovanni XXIII, tra il 1925 e il 1944, prima in Bulgaria, poi in Turchia e in Francia. Esperienze dunque decisive nella formazione del Papa che avrebbe indetto un Concilio 'pastorale' e che domenica 27 aprile diviene Santo. "Pur non avendo specifiche competenze diplomatiche, né orientalistiche, Roncalli viene mandato da Pio XI a Sofia con il compito di riorganizzare la comunità cattolica bulgara di rito orientale", spiega lo storico Lorenzo Botrugno, autore del libro ‘L’arte dell’incontro, Angelo Giuseppe Roncalli Rappresentante Pontificio a Sofia', (Marcianum Press, 2013). "Fu una missione complicata, da visitatore apostolico, che avrà però - spiega - esiti importanti nei rapporti con la casa reale bulgara e con la chiesa ortodossa autocefala locale". "Allora l'unità tra le chiese cristiane non veniva cercata attraverso il dialogo ecumenico, che inizierà solo con il Concilio, ma attraverso l'unionismo che mirava a far rientrare tutti i cristiani nell'unico ovile cattolico. Gli ortodossi erano considerati perciò 'dissidenti'. La ricerca di unità del futuro Papa Giovanni stava perciò nel creare contatti, nel mostrarsi amichevole, nell'aprire daloghi che altri non avrebbero aperto, ma sempre in funzione unionistica. In questo atteggiamento però si mise in grande contrasto con la Curia romana quandò invio una lettera a un Concilio ortodosso augurandosi che le sue deliberazioni 'fossero fruttuose per l'affermazione del Regno di Cristo'. Indubbiamente un'affermazione azzardata per quei tempi che gli costò un forte richiamo da Roma accettato con la massima obbedienza", spiega Botrugno. Ma la capacità di promuovere unità e aprire dialoghi di mons. Angelo Roncalli, alla radice poi della convocazione conciliare, si mostrò soprattutto nel decennio successivo, dal 1935 al 1944, quando lasciata la Bulgaria, fu inviato come vescovo e delegato apostolico a Istanbul. "Fu soprattutto un pastore che visse questo mandato in Turchia, come ha scritto lui stesso, come 'tessitore, seminatore e formica'. Seppe creare dal nulla rapporti con le altre confessioni cristiane locali, con le autortità laiche e con il mondo musulmano ed ebraico", spiega, da Ankara, Mariagrazia Zambon, laica consacrata della diocesi di Milano, autrice del libro: “Vescovo e Pastore, Angelo Giuseppe Roncalli, delegato apostolico in Turchia”, (San Paolo, 2013). "Cercò sempre ciò che unisce, più che ciò che divide. E attraversò quella che lui stesso chiamerà la 'medicina della misericordia', riuscì ad aprire porte impensabili per quei tempi. Il 28 maggio del '39, ad esempio, fu il primo rappresentante papale a varcare la soglia del Patriarcato ortodosso di Costantinopoli dopo secoli di incomprensioni. Per non parlare della sua amicizia e collaborazione con l'ambasciatore tedesco von Papen che contribuì a salvare migliaia di ebrei dalla persecuzione nazista". (a cura di Fabio Colagrande)







All the contents on this site are copyrighted ©.