Roncalli ambasciatore, promotore di dialogo e unità, in Bulgaria e Turchia
"Un efficace tessitore
di relazioni ed un valido promotore di unità, dentro e fuori la comunità ecclesiale,
aperto al dialogo con i cristiani di altre Chiese, con esponenti del mondo ebraico
e musulmano e con molti altri uomini di buona volontà". Così, Papa Francesco,
il 3 giugno scorso, incontrando la diocesi di Bergamo, ha definito Angelo Giuseppe
Roncalli, riferendosi all'attività diplomatica svolta dal futuro Giovanni XXIII, tra
il 1925 e il 1944, prima in Bulgaria, poi in Turchia e in Francia. Esperienze dunque
decisive nella formazione del Papa che avrebbe indetto un Concilio 'pastorale' e che
domenica 27 aprile diviene Santo. "Pur non avendo specifiche competenze diplomatiche,
né orientalistiche, Roncalli viene mandato da Pio XI a Sofia con il compito di riorganizzare
la comunità cattolica bulgara di rito orientale", spiega lo storico Lorenzo
Botrugno, autore del libro ‘L’arte dell’incontro, Angelo Giuseppe Roncalli Rappresentante
Pontificio a Sofia', (Marcianum Press, 2013). "Fu una missione complicata,
da visitatore apostolico, che avrà però - spiega - esiti importanti nei rapporti con
la casa reale bulgara e con la chiesa ortodossa autocefala locale". "Allora l'unità
tra le chiese cristiane non veniva cercata attraverso il dialogo ecumenico, che inizierà
solo con il Concilio, ma attraverso l'unionismo che mirava a far rientrare tutti i
cristiani nell'unico ovile cattolico. Gli ortodossi erano considerati perciò 'dissidenti'.
La ricerca di unità del futuro Papa Giovanni stava perciò nel creare contatti, nel
mostrarsi amichevole, nell'aprire daloghi che altri non avrebbero aperto, ma sempre
in funzione unionistica. In questo atteggiamento però si mise in grande contrasto
con la Curia romana quandò invio una lettera a un Concilio ortodosso augurandosi che
le sue deliberazioni 'fossero fruttuose per l'affermazione del Regno di Cristo'. Indubbiamente
un'affermazione azzardata per quei tempi che gli costò un forte richiamo da Roma accettato
con la massima obbedienza", spiega Botrugno. Ma la capacità di promuovere unità e
aprire dialoghi di mons. Angelo Roncalli, alla radice poi della convocazione conciliare,
si mostrò soprattutto nel decennio successivo, dal 1935 al 1944, quando lasciata la
Bulgaria, fu inviato come vescovo e delegato apostolico a Istanbul. "Fu soprattutto
un pastore che visse questo mandato in Turchia, come ha scritto lui stesso, come 'tessitore,
seminatore e formica'. Seppe creare dal nulla rapporti con le altre confessioni cristiane
locali, con le autortità laiche e con il mondo musulmano ed ebraico", spiega, da Ankara,
Mariagrazia Zambon, laica consacrata della diocesi di Milano, autrice del
libro: “Vescovo e Pastore, Angelo Giuseppe Roncalli, delegato apostolico in Turchia”,
(San Paolo, 2013). "Cercò sempre ciò che unisce, più che ciò che divide. E
attraversò quella che lui stesso chiamerà la 'medicina della misericordia', riuscì
ad aprire porte impensabili per quei tempi. Il 28 maggio del '39, ad esempio, fu il
primo rappresentante papale a varcare la soglia del Patriarcato ortodosso di Costantinopoli
dopo secoli di incomprensioni. Per non parlare della sua amicizia e collaborazione
con l'ambasciatore tedesco von Papen che contribuì a salvare migliaia di ebrei dalla
persecuzione nazista". (a cura di Fabio Colagrande)