Divorzio breve, il giurista Alberto Gambino: verso privatizzazione della separazione
I divorzi consensuali saranno più veloci ed assistiti dagli avvocati senza passare
dal giudice, tranne nei casi in cui ci siano figli minori o portatori di grave handicap.
E’ quanto ha annunciato il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, aggiungendo
che il provvedimento, ispirato al modello francese, rientrerà nell’ambito di una riforma
prevista nei prossimi mesi. Amedeo Lomonaco ha raccolto il commento del giurista
Alberto Gambino:
R. – La velocizzazione
del divorzio è legata ad un provvedimento parlamentare, che è attualmente in discussione,
che vuole portare da tre anni ad un anno la decorrenza della separazione come termine
minimo, oltre il quale poi si può chiedere ed ottenere il divorzio. Il profilo dell’assistenza
degli avvocati, invece, non è previsto in questo provvedimento normativo ma è un lancio
che ha fatto direttamente il ministro, che forse verrà portato avanti con un decreto,
con un disegno di legge. Se sono gli avvocati e non l’autorità giurisdizionale, andiamo
verso una forma di privatizzazione della separazione e del divorzio.
D. – Rendere
più semplici le procedure del divorzio è una direzione contraria alla tutela costituzionale
della famiglia, fondata sul matrimonio...
R. – La separazione non è detto che
sfoci direttamente nel divorzio. Sono situazioni tuttavia reversibili e grazie a Dio
abbiamo tanti esempi di reversibilità. Nel momento in cui, invece, si dà per scontato
che davanti all’apertura di una separazione sia ineluttabile arrivare al divorzio,
si ha una visione che contrasta con l’istituto della separazione stessa. Quindi, per
certi versi, poteva anche non essere pensata la separazione e si poteva arrivare direttamente
al divorzio. Invece, questo periodo, chiamiamolo di riflessione, di valutazione, è
necessario per verificare se ci può essere ancora la condizione della prosecuzione
del rapporto matrimoniale.
D. – Quindi più che stabilire quanto il divorzio
possa essere lungo o breve, in realtà ci dovremmo interrogare su quanto possa essere
considerato giusto...
R. – Sì, peraltro ci sono degli istituti, come quello
della mediazione familiare, prevista in altri ordinamenti, anche di stampo anglosassone,
che invece cercano di verificare se in questo periodo di crisi non ci siano dei momenti
in cui si possano affrontare i problemi e magari risolverli. Se questo, viceversa,
non è possibile, allora si arriva, con la sedimentazione di questi problemi, alla
fase della crisi ormai definitiva con il divorzio e la separazione. Del resto, perché
poi accelerare questa fase per avere a tutti i costi il divorzio? Forse per risposarsi
di nuovo?
D. – L’obiettivo indicato è quello di snellire la mole dei processi
civili e pendenti. Ma in questo modo non si rischia di banalizzare proprio il divorzio?
R.
– Non è detto che l’efficienza vada di pari passo con la giustizia e l’equità. Qui
l’efficienza si lega a temi esistenziali fortissimi. Pensi, poi, quando ci sono i
figli, in queste situazioni. Quindi velocizzare a tutti i costi delle procedure, che
hanno a che fare con la carne viva delle persone, lo trovo un aspetto molto delicato
e molto affrettato che, tra l’altro, non tiene ben presente invece quella che è la
concezione generale del nostro matrimonio e della nostra famiglia, come costituzionalmente
indicato.