2014-04-24 15:50:51

A 70 anni dal rastrellamento del Quadraro, ricordato don Gioacchino Rey, parroco delle trincee


In occasione del settantesimo del rastrellamento del Quadraro, la Parrocchia Santa Maria del Buon Consiglio ha ricordato la figura di don Gioacchino Rey, il parroco delle trincee, che si dedicò completamente alla sua comunità non risparmiandosi e divenendo così un punto di riferimento per l’intero quartiere. Il servizio è di Maura Pellegrini Rhao:RealAudioMP3

Fu un duro colpo, quello inferto al Quadraro all’alba del 17 aprile 1944. Il più grande rastrellamento, dopo quello del ghetto, che strappò 947 uomini di età compresa fra i 16 e i 60 anni alle loro case e alle loro famiglie. Meno della metà fece ritorno. Un’azione politica volta ad eliminare tutti gli oppositori che trovavano rifugio nel quartiere, non più un semplice covo di partigiani, ma simbolo di una forma specifica ed autonoma di resistenza non armata. La voglia di riscatto e di migliorare la condizione umana, sociale e civile di questa povera gente riuscì dove i partigiani nemmeno arrivarono.

È in questo contesto che si staglia la figura di don Gioacchino Rey, parroco di Santa Maria del Buon Consiglio, una figura che i testimoni descrivono imponente e vigorosa, che non ha esitato a spendersi per gli altri. Eppure di don Gioacchino, come di tanti altri, si sono perse completamente le tracce come se fosse stato solo un’ombra e non un eroe. Proprio per questo motivo la sua parrocchia ha organizzato un incontro, con il patrocinio del municipio Roma VII, dove, tra testimonianze e memoria si è cercato di dare un viso ad un nome e di raccontare una storia. Ce ne parla Francesco Laddaga, presidente della commissione cultura del municipio Roma VII:

“Certe cose meritano di essere raccontate, perché ovviamente i testimoni diretti sono sempre meno. Quindi, credo che noi più giovani dobbiamo prenderci la responsabilità di tramandare gli eventi tragici durante i quali persone comuni sono diventate persone straordinarie. Don Gioacchino era, prima di tutto, un parroco. Abbiamo la responsabilità di ricordare quello che un parroco di Santa Maria del Buon Consiglio ha fatto per i suoi parrocchiani e anche per chi non credeva, per chi non frequentava la parrocchia, che considerava comunque suoi parrocchiani, in quanto abitanti del territorio della parrocchia. Si è speso, dunque, e si è dato da fare per tutti. E credo che figure così abbiano bisogno di qualcuno che ricordi quello che è stato fatto. Ci sono, penso, molti don Gioacchino Rey nascosti tra le pieghe della storia di quegli anni. Il nostro compito è quello di tirarli fuori da queste pieghe, perché possano parlare ancora”.

Pireluigi Amen, dell’Associazione Nazionale Reduci dalla Prigionia, sta riscostruendo passo dopo passo la vita di questo prete che fece la spola tra il Quadraro e Cinecittà, dove i rastrellati rimasero per qualche ora, per contrattare, portare conforto e benedire fino a piangere in ginocchio quando vide partire i camion colmi:

“E’ veramente l’immagine del sacerdote, che si dà da fare per i suoi parrocchiani, anche a rischio della vita. Don Gioacchino è il prete che tutti noi vorremmo avere vicino nel momento del bisogno. E’ chiaro, dunque, che una figura del genere non può essere lasciata ancora nell’ombra, e che è assolutamente indispensabile, a mio parere, che sia meglio compresa in tutto quello che ha fatto”.

“Un sacerdote adatto a quel periodo storico e a questa parrocchia” è il commento di Sergio Iannelli, un testimone dell’operato di don Gioacchino Rey al Quadraro, “cercava di provvedere in ogni modo alle nostre necessità, era un punto di riferimento”:

“Don Gioacchino aveva anche un’attività caritativa specifica per la povertà del quartiere e ha cercato in tutti i modi di prodigarsi in favore di questa popolazione, che viveva in maniera spartana senza progetti per il futuro. Era un quartiere povero, ma un quartiere di una povertà dignitosa, che si stringeva intorno a questo parroco”.

Un esempio che ci ricorda quanto sia importante raccontare e fare memoria perché queste vite straordinarie non restino solo delle ombre.







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