2014-04-23 14:54:03

Hamas e Fatah: si lavora per un governo di unità palestinese


Un governo di unità nazionale "entro cinque settimane". E' l'accordo inter-palestinese siglato tra Hamas e Fatah, riuniti assieme ad altre fazioni palestinesi nelle ultime ore a Gaza. L’esecutivo dovrebbe essere presentato il prossimo primo giugno. Entro sei mesi si svolgeranno le elezioni nei territori. Dura la reazione di Israele: chi sceglie Hamas non vuole la pace, è stato il commento del premier israeliano Netanyahu che per domani ha convocato il gabinetto di sicurezza. Nel pomeriggio, in un raid israeliano su Gaza, tre palestinesi sono rimasti feriti. La frattura tra Fatah e Hamas risale al 2007, quando – dopo mesi di scontri con le forze fedeli al presidente palestinese, Mahmoud Abbas – il movimento islamista prese i controllo della Striscia di Gaza. Da allora, l'esecutivo legato al presidente Abbas guida la Cisgiordania. Giada Aquilino ha chiesto un commento a Maria Grazia Enardu, docente di Storia delle relazioni internazionali all’Università di Firenze:RealAudioMP3

R. – Un accordo che innanzitutto è politico, cioè la volontà di ricominciare a fare delle cose insieme. E un’intesa tra le due principali componenti del mondo palestinese per presentarsi insieme a discutere, e quindi firmare, un eventuale accordo di pace con Israele. Anche perché Israele non può firmare un’intesa con un’Autorità palestinese della West Bank, automaticamente dimezzata.

D. – Però Israele, con il premier Netanyahu, ha già detto che il presidente palestinese deve scegliere tra la riconciliazione con Hamas e la pace con lo Stato ebraico…

R. – In verità, Netanyahu non può dettare la composizione dell’Autorità palestinese, esattamente come Abu Mazen non può dettare la composizione del governo di Israele. Si discute con il proprio interlocutore, il quale si forma secondo le proprie regole e le proprie necessità. Comunque, bisogna aspettare poi i risultati concreti dell’intesa e i tempi della sua attuazione.

D. – Un esecutivo palestinese avrebbe ora il compito, di fatto, di preparare le prossime elezioni palestinesi. Come si presentano?

R. – Sono elezioni doppie, perché devono eleggere – in quanto scaduti da un pezzo – sia il parlamento, sia il presidente dell’Autorità palestinese. Immagino che poi debbano riformare leggi elettorali e quant’altro. Soprattutto, questa sarebbe sia per il parlamento sia per la presidenza l’uscita di scena della vecchia guardia, perché credo che Abu Mazen non si ripresenterà e con lui andrebbe via la generazione dei tempi di Arafat.

D. – Finora, tutti i tentativi per mettere fine alla frattura tra Hamas e Fatah sono falliti. Che prospettive ci sono in questo momento?

R. – Concrete, perché quello che arriva dai palestinesi un po’ ovunque, nei Territori ma anche forse da fuori, è la volontà di una unità nazionale che porti passi piccoli, ma concreti e comunque unitari.

D. – E a questo punto, che prospettive ci sono per i negoziati con gli israeliani?

R. – Tutto dipende dalla situazione internazionale, da come i palestinesi si presenteranno insieme, dalle rassicurazioni che Hamas dovrà dare sia all’altro partner sia al mondo, e quindi dalla credibilità che acquisteranno.







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