Giappone, visita di Obama. L'esperto: tra Usa e Cina equilibri in movimento
Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, è giunto in Giappone, prima tappa del
suo tour asiatico, che lo porterà anche in Corea del Sud, Malaysia e Filippine. Obiettivo
della missione è quello di riaffermare il ruolo strategico di Washington in Asia,
anche in un'ottica di riequilibrio nell’area Pacifico e di contenimento della potenza
cinese. Emblematico l’accordo di difesa comune tra Usa e Giappone in caso di aumento
delle tensioni per le isole Senkaku – Diaoyu per Pechino – amministrate da Tokyo ma
rivendicate anche dalla Repubblica Popolare. Sui motivi del viaggio di Obama, Giancarlo
La Vella ha intervistato lo storico Giuseppe Mammarella, esperto di Stati
Uniti:
R. – L’Estremo
Oriente rimane, sempre insieme al Pacifico, la zona di maggiore interesse per gli
Stati Uniti data la grande ascesa della Cina, che naturalmente è conflittuale nei
confronti del Giappone ma anche nei confronti di una serie di altri Paesi. Nel Giappone,
l’America ha un alleato deciso a contenere non solo le tensioni, ma anche i tentativi
della Cina di allargarsi nella zona. Basti pensare ai conflitti per le isole Senkaku.
Quella di Obama è una presa di posizione congiunta con Abe, che ha una grande importanza
e certamente non piacerà a Pechino, perché la Cina ha una posizione un po’ particolare,
non c’è dubbio che vi sia un forte istinto nazionalista. Ma Pechino ha anche una necessità
di carattere economico impellente, perché attraverso il Mar della Cina meridionale
passano tutte le rotte commerciali che sono vitali per l’economia cinese.
D.
– Quindi, tra Washington e Pechino è un confronto sul piano commerciale, ma mascherato
dal confronto politico territoriale?
R. – Accentuerei il confronto politico
e territoriale, perché quando due Paesi come il Giappone e gli Stati Uniti affermano
che nel caso di un attacco cinese ci sarebbe una risposta comune è una cosa a cui
un Paese come la Cina, che è un Paese emergente, non può rimanere indifferente. Quindi,
si sta entrando forse in una fase di confronto tra la Cina e gli Stati Uniti.
D.
– Guardando anche a quanto sta avvenendo in Ucraina, secondo lei si sta tornando una
politica di blocchi contrapposti?
R. – Non direi che siamo alla vigilia di
una nuova Guerra fredda. Siamo alla vigilia di una situazione in cui i rapporti, soprattutto
tra le due grandi superpotenze – anzi, mettiamoci anche la Russia – entrano forse
in una fase nuova. Non credo che la Cina sia ancora pronta per una posizione di forza
militare.