Canonizzazioni. Veglia giovani a San Giovanni in Laterano
“L’eredità dei santi” è stato questo il tema della veglia di preghiera, che si è svolta
ieri sera a Roma nella basilica di San Giovanni in Laterano, in preparazione alla
canonizzazione dei due papi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. L’incontro rivolto
ai giovani della capitale e promosso dalla diocesi, è stato presieduto dal vescovo
ausiliare mons. Matteo Zupi, e ha visto la partecipazione dei due postulatori delle
cause, mons. Slawomir Oder e padre Giuseppe Califano. Il servizio di Marina Tomarro:
Il riempirsi
la vita di Dio sempre in ogni momento e l’affidarsi a lui totalmente, senza paura,
nonostante le sofferenze o le situazioni difficili: Giovanni XXIII e Giovanni Paolo
II avevano in comune il sentire fortemente l’amore del Signore e la gioia di volerlo
trasmettere a coloro che incontravano. Così ai giovani di Roma hanno raccontato le
figure dei futuri santi i postulatori delle Cause, mons. Slawomir Oder per Giovanni
Paolo II e padre Giuseppe Califano per Giovanni XXIII. Una santità, la loro, che
profuma di cielo e avvicina già a Dio. Ascoltiamo il commento di don Fabio Rosini,
direttore del Servizio per le Vocazioni per la diocesi di Roma:
“La santità
è una risposta alla santità di Dio. Lasciamoci amare come abbiamo visto adesso, il
Giovedì Santo. Pietro che non vuole farsi lavare i piedi e Gesù che gli dice: ‘Se
non ti lavo, non avrai parte con me’. E avere parte con Lui passa per questo lasciarci
amare anche nella nostra povertà, lasciarci amare anche nelle nostre parti sporche,
povere, umili…”.
E in tanti hanno gremito la Basilica di San Giovanni in
Laterano per ricordare i due Papi. Ascoltiamo alcuni commenti:
R. – Giovanni
Paolo II l’ho conosciuto purtroppo quando è andato via. Quando ho avuto la notizia
che era morto, ero a casa e da ateo ho pianto tantissimo e là mi sono reso conto che
qualcosa di profondamente efficace ed eterno era passato attraverso la sua vita. Per
questo gli dico “grazie”.
R. – L’incontro con questo Papa per me è stato molto
importante, perché ero giovanissima: proprio nella Gmg del 2000 ho avuto la conversione
da una vita diversa, una vita in cui ero lontana da Dio. E lì ho incontrato veramente
il Signore, attraverso questo Papa che sapeva stare nelle folle, incontrare i giovani,
volere bene nella semplicità… E poi, ho avuto questa grazia quando ho scelto di consacrarmi
al Signore: il giorno che è morto Papa Wojtyla io stavo entrando in convento. Quindi,
per me è una grande gioia sempre, ricordarlo.
R. – Ci ha accompagnati lungo
tutto il nostro fidanzamento, sicuramente le sue parole sulla coppia ci hanno aiutato
ad avere una prospettiva per il nostro matrimonio.
D. – Giovanni Paolo II spesso
invitava i giovani a non avere paura, a spalancare le porte a Cristo. Allora voi,
nella vostra vita in che modo avete seguito questa sua esortazione?
R. – Sicuramente,
nell’apertura alla vita. Noi aspettiamo il quarto bimbo: quando ci siamo aperti a
queste vite abbiamo sempre pensato a questo, di non avere paura perché era Cristo
che bussava alla nostra vita e ci chiedeva di essere suoi collaboratori nel dare la
vita.
D. – Cosa ricorda, lei, di Giovanni XXIII, invece?
R. – Io il
ricordo che porto è quello di un Papa vicino agli umili – quello che poi ha continuato
anche Papa Wojtyla. Ma l’impronta di Papa Giovanni rimane comunque indelebile: è un
ricordo bellissimo.
R. – Giovanni XXIII lo ricordo che ero piccolina, avevo
10 anni. Ricordo il fascino di questo Papa che vedevo come un papà, che ho sentito
poi quando hanno dato l’annuncio che lui non c’era più: ricordo la prima volta che
ho pianto – non avevo mai pianto in vita mia. Con Giovanni Paolo II, certo, sono cresciuta
nella mia fede, l’ho alimentata, con la gioia anche di averlo visto direttamente,
personalmente… Sicuramente, è particolare il fatto di avere conosciuto un Santo…
Per
la diocesi di Roma questo evento è una grande festa della fede, da condividere con
tutto il mondo. La riflessione del vescovo ausiliare, mons. Matteo Zupi, che
ha presieduto la Veglia di preghiera:
"Io credo che voglia dire moltissimo,
anche se per i giovani la figura di Giovanni XXIII è una figura molto lontana, pur
avendo l’immagine di Papa Giovanni attraversato tutte le generazioni trasmettendo
questa bontà: semplice, diretta, esigente, fiduciosa. Quella bontà che poi Giovanni
Paolo II ha vissuto nella sua straordinaria attività di evangelizzatore, anche per
liberare da tante paure, perché quando lui diceva “Non abbiate paura” c’era tanta
paura! Per questo io credo che tutti e due abbiano molto da dire. In realtà credo
che quello che oggi tutti ci troviamo a dover fare, a poter fare è andare nuovamente
al largo perché il cristianesimo non fa che iniziare, e dobbiamo ri-iniziarlo perché
questo millennio possa essere – come sognava Giovanni Paolo II – un millennio di pace
in cui la Chiesa ritrovi l’unità e soprattutto arrivi di nuovo al cuore degli uomini".