Siria, un milione di profughi in Turchia. Mons Audo: scelta della pace sia più forte
di interessi
In Siria, continuano i combattimenti e si aggrava l’emergenza umanitaria per i profughi
che fuggono dal Paese: nella sola Turchia, ha annunciato oggi il governo di Ankara,
il loro numero ha ormai raggiunto il milione. Ricorre oggi, inoltre, il primo anniversario
del rapimento dei due vescovi ortodossi di Aleppo, Boulos Yazigi e Yohanna Ibrahim.
Davide Maggiore ha raggiunto telefonicamente il vescovo di Aleppo dei Caldei,
mons. Antoine Audo, che racconta con quale stato d’animo la comunità cristiana
sta vivendo queste ore:
R. - Non ci
sono notizie. Come sempre si aspettano con speranza da parte delle due chiese ortodosse.
La gente è veramente molto triste per l’assenza dei loro vescovi; sono come orfani
senza di loro. Ma malgrado tutto, per domani ad Aleppo è stata organizzata una preghiera
ecumenica nella cattedrale dei greci ortodossi per ricordare questo rapimento.
D.
- Per quanto riguarda invece la situazione più generale come hanno celebrato la Pasqua
i cristiani di Aleppo?
R. - È stata una settimana dura, soprattutto giovedì.
Ma malgrado tutto, le chiese erano piene di fedeli per partecipare alla testimonianza
di fede e di solidarietà. Possiamo dire che quando si perde tutto, la chiesa rimane
l’unico luogo dove ci si può recare per radunarsi e pregare. C’è un senso dello stare
insieme per vivere l’esperienza di Cristo che è in mezzo alla comunità. Viviamo la
Parola del Vangelo quando dice: “Quando due o tre si radunano, Io sono in mezzo a
loro”.
D. - Anche Papa Francesco durante il Messaggio Urbi et Orbi ha
manifestato la sua vicinanza alla Sira e ha fatto appello soprattutto perché gli aiuti
umanitari possano arrivare nelle zone dove, ancora a causa del conflitto, non possono
giungere. Com’è da questo punto di vista la situazione ad Aleppo?
R. - Fino
all’altro ieri era molto difficile, non c’era cibo. Tutto era bloccato. Da ieri le
cose sono un po’ migliorate: le scorte alimentari possono entrare ad Aleppo. Ma non
ci sono elettricità e acqua. È una cosa terribile! Si deve fare veramente un appello
per trovare una soluzione a questo. Se non c’è una volontà internazionale per mettere
fine a questo conflitto, penso sarà molto difficile uscire da questa situazione. Facciamo
in modo che la scelta della pace sia più forte degli interessi personali e economici.