A Mosca oggi la riunione dei Paesi rivieraschi del Mar Caspio. Ad incontrarsi sono
i ministri degli Esteri di Iran, Azerbaigian, Kazakistan, Turkmenistan, Russia. Per
capire i temi in discussione e gli interessi in gioco, Fausta Speranza ha intervistato
Daniele De Luca, docente di Storia delle relazioni internazionali all’Università
del Salento:
R. - Innanzitutto
diciamo che il Mar Caspio è un bacino che è stato estremamente sfruttato dall’Unione
Sovietica, tanto che molti parlano di “mare morente”, di “lago morente”. Ma nel sottosuolo
sicuramente morente non è, perché c’è una riserva abbastanza cospicua - per no dire
di più - di idrocarburi e tutti gli Stati rivieraschi ne hanno assolutamente interesse:
sono tutti Stati che hanno un certo ruolo, certo Russia e Iran sono quelli che giocano
il ruolo maggiore. Quindi credo che questa sia una questione fondamentale. Poi c’è
tutta una serie di questioni collaterali, sempre però legate alla questione energetica,
sempre però legate alla questione degli idrocarburi.
D. - A proposito di petrolio
e di idrocarburi, è possibile che si stiano definendo strategie nuove, percorsi nuovi
per il passaggio del gas?
R. - Esiste un vecchio progetto, un vecchio progetto
che ha un nome assolutamente evocativo e che è il “Progetto Nabucco”: praticamente
sono delle piplines che partendo dal Turkmenistan o dall’Uzbekistan dovrebbero
scavalcare la Russia, passare attraverso la Turchia e arrivare in Occidente. Questa
è una questione estremamente grave. Naturalmente è comprensibile che la Russia sia
assolutamente contraria a questo progetto, di cui si discute già da molto tempo, anche
se è ancora tutto fermo. La Russia parla di questioni prettamente ambientali, però
naturalmente se questo progetto fosse - come dire - portato a termine, così come si
prospetta, la Russia perderebbe l’intero monopolio del passaggio dei gas o di altri
idrocarburi sul suo territorio. Quindi è una questione di tasse, quindi è una questione
anche di pressione politica, che naturalmente la Russia può fare sull’Occidente in
caso di questioni internazionali. E ce ne è una in ballo ultimamente! Quindi perderebbe
delle carte da giocare.
D. - Parliamo della crisi ucraina, che fa un po’ da
sfondo a questo incontro…
R. - Mi riferivo proprio a questo: in questo momento
la Russia può fare la voce grossa o giocare un ruolo assolutamente determinante, perché
- usando dei termini abbastanza banali - ha le mani sui rubinetti del gas: può impedire
vari passaggi di gas sia verso l’Occidente, sia anche verso l’Ucraina stessa. Se la
realizzazione di questi gasdotti transcaspici dovesse scavalcare la Russia, questo
ruolo non ce lo avrebbe più e l’Ucraina stessa potrebbe - dico potrebbe! - avere mani
leggermente più libere… Anche se la questione è molto più complicata da altri punti
di vista, così come si è visto negli ultimi giorni.
D. - Un incontro - questo
del Vertice dei Paesi rivieraschi del Mar Caspio - che sembra quasi un incontro regionale,
ma che - a ben guardare - si tratta di giganti: da una parte c’è l ‘Iran, con la sua
sorta di isolamento internazionale: da una parte il Kazakhstan, con la sua forte autonomia
economica, energetica nei confronti un po’ di tutto l’Occidente, Russia, etc; poi
c’è la Russia che in questo momento si sta disegnando una nuova posizione di forza
sullo scacchiere internazionale; e poi l’Azerbaigian che è alleato storico degli Stati
Uniti. E’ così?
D. - Sì. Ci sono protagonisti estremamente diversi, con interessi
che non confluiscono, che sono assolutamente diversi l’uno dall’altro. Forse i Paesi
che hanno interessi più comuni sono la Russia e l’Iran, per alcune ragioni che riguardano
naturalmente più il teatro mediorientale che altro; mentre con gli altri Paesi la
situazione è abbastanza difficile. E’ anche per questa ragione che negli ultimi incontri
che si sono tenuti dei Paesi rivieraschi del Mar Caspio non si è mai raggiunto un
chiaro accordo: ognuno - ahimè! - andava per proprio conto! Paradossalmente o forse
non tanto paradossalmente gli unici due Stati che sono abbastanza alleati rimangono
Iran e Russia.