2014-04-21 13:38:12

Marco Roncalli: Giovanni XXIII santo perché si abbandonò alla volontà di Dio


“Giovanni XXIII, mediante l’abbandono quotidiano alla volontà di Dio, ha vissuto una purificazione che gli ha permesso di distaccarsi completamente da se stesso e di aderire a Cristo, lasciando così emergere quella santità che la Chiesa ha poi ufficialmente riconosciuto”. Queste parole di Papa Francesco riassumono con efficacia il profilo spirituale Giovanni XXIII che il 27 aprile diverrà Santo. Lo conferma Marco Roncalli, pronipote e biografo del “Papa buono”, al microfono di Fabio Colagrande:RealAudioMP3

R. - Va innanzitutto individuato questo filo conduttore che attraversa un po’ tutta la parabola umana e spirituale di Roncalli, che è appunto questo anelito continuo alla santità che noi troviamo documentato - si potrebbe dire - anno dopo anno, stagione dopo stagione, in una lettera, in una pagina di diario, in un testo o in un appunto… Ma troviamo anche la consapevolezza che anche la santità presuppone questa docilità allo Spirito, questo lasciarsi plasmare da Dio. E poi, certo, forse c’era già tutto riassunto, oltre che nei primi aneliti alla santità, nei primi proponimenti quasi angelici che traspaiono nel Giornale dell’Anima, c’è già un primo sigillo proprio in quel motto che lui sceglie quando viene consacrato vescovo, che è appunto "Oboedientia et Pax". Credo che proprio qui sia importante sottolineare come, tra l’altro, questo passaggio è anche già il culmine proprio del senso totale di questa Canonizzazione: c’è proprio l’adesione totale al Vangelo, c’è questa volontà di vivere nella santità, di cercarla come traguardo, ma traguardo possibile, senza nemmeno considerarla un traguardo lontano. Abbandonarsi alla volontà di Dio vuol dire anche che Dio poi ti permette di raggiungere questi obiettivi, che di per sé - nella visione di Roncalli - non sono qualcosa di sovraumano, ma sono - alla portata di tutti nel momento in cui uno ce la metta tutta, ma si lascia anche plasmare da Dio.

D. - Papa Francesco ha voluto canonizzare insieme Papa Roncalli e Papa Wojtyla, con una scelta molto precisa...

R. - Era già successo con Giovanni Paolo II stesso, quando nel Duemila aveva beatificato Pio IX e, appunto, Giovanni XXIII. Oggi si ripete con Francesco che canonizza Papa Roncalli e Papa Wojtyla: questa immagine, una specie di tandem… Alcuni storici commentatori - credo anche con un po’ di buon senso - parlano anche di una specie di bilanciamento, ma bilanciamento in che senso? Che questo concetto di santità può arrivare anche attraverso delle sensibilità molto diverse, perché - credo sia inutile negarlo - sono due Papi con due stili, due sensibilità e forse anche due modi di vivere la santità: in Giovanni Paolo II, mi sembra molto più accentuata questa dimensione mistica, forse anche coltivata nel suo rapporto forte con Dio; in Roncalli è forse più evidente questa sovrapposizione di santità, che è tanto privata quando pubblica. Comunque, in tutte e due i casi direi certamente nella stessa fedeltà al Vangelo.

D. - Già nelle prime giornate del Pontificato di Giovanni XXIII ci furono diversi segni di novità, che sorpresero molti osservatori. Non è vero?

R. - Direi che ci sono dei segnali molto forti: dalla normalizzazione - per esempio - subito della Curia all’ampliamento del numero dei porporati con il nuovo Concistoro, che non si faceva da tempo, dando subito - anche in questo - un segno fortissimo dalla figura di Giovanni Battista Montini. Ma poi penso anche a quelle immagini che sono rimaste molto forti, impresse nella mente di chi le ha vissute, di chi le ha viste allora o di chi le rivede anche oggi, quando ripassano nei repertori: il fatto, per esempio, di essere andato subito al Bambino Gesù, a visitare i bambini e poi gli infermi negli ospedali; penso a quel Santo Stefano con i carcerarti di Regina Coeli; ma direi anche nella presa di possesso - come si chiamava allora - in Laterano. Parlando del Laterano - come sapete - lui ci ritorna, subito, alla fine di novembre (del 1958 ndr), quando va a visitare quello che era stato il suo seminario. Anche qui è molto bello richiamare quello che ha detto, a braccio, parlando con i giovani chierici: non solo richiama gli anni della sua formazione, ma a questi alunni del seminario dice subito che “si sente confuso quando ricorre verso di me questo appellativo ‘Santità’”. E poi dice: “Ragazzi, figlioli, pregate il Signore perché mi conceda questa grazia della santità che mi si attribuisce”. E poi aggiunge: “Perché altro è il dire o il crederci e altro è essere santo!”.

D. - Ricordiamo anche che quando Giovanni XXIII, il 25 gennaio del ’59 annuncia a San Paolo fuori le Mura di voler indire il Concilio siamo in un’epoca storica in cui alcuni teologi credono che l’epoca dei Concili debba considerarsi ormai definitivamente chiusa…

R. - Sì, di fatto, in apparenza con questa definizione anche dell’infallibilità pontificia, che necessità c’era di far arrivare da ogni parte del globo a Roma più di 2.800 padri? Invece qui è la forza e il coraggio di Giovanni XXIII, che con una decisione straordinariamente - direi proprio - personale - perché sì si consulta con qualche immediato collaboratore, ma non è che fa studiare, come tanti suoi predecessori avevano fatto, questo progetto del Concilio, ma sentendosi anche ispirato, una volta avuto il conforto dal cardinale Tardini e da altre persone - lo annuncia e sbalordisce anche per certi versi e ammutolisce diversi cardinali che apprendono questo annuncio il 25 gennaio del ’59. Da lì in poi, come sapete, il lungo cammino di preparazione, addirittura più lungo dello stesso svolgimento del Concilio, con dei momenti importanti, con dei radiomessaggi, dove era chiaro che Giovanni XXIII invitava veramente la Chiesa a riflettere su se stessa e sulla sua responsabilità verso gli uomini, ad avere questo atteggiamento nuovo. Basterebbe ricordare alcune frasi del famoso discorso Gaudet Mater Ecclesia, quando il Concilio - dopo la preparazione - apre: userei una frase sola, questo ribadire che la Chiesa preferisce usare la medicina della misericordia, un’altra delle parole che torna in modo molto forte in questi giorni.







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