Pasqua in Grecia. Caritas Atene: di fronte alla crisi non perdiamo la speranza
Col perdurare della crisi economica, la Grecia vive una Pasqua essenziale, fatta di
riti religiosi e consuetudini rafforzate negli anni. Nonostante nelle ultime settimane
la disoccupazione abbia fatto registrare un leggero calo e il Paese sia tornato sul
mercato dei capitali, con un'asta di titoli a cinque anni, non è ancora finito il
periodo di austerity. Ce ne parla padre Andreas Vuccinos, direttore di Caritas
Atene e vicepresidente di Caritas Hellas. L’intervista è di Giada Aquilino:
R. – E’ una
Pasqua molto difficile per la gente, perché la crisi economica è ancora forte: la
situazione non si è risolta. Anzi: è molto grave e non c’è denaro. La gente adesso
viene pagata l’ultimo giorno del mese: cioè lo Stato non paga prima di quella data.
Allora non si prenderanno le pensioni, se non alla fine del mese: quindi molti non
hanno le possibilità per festeggiare la Pasqua. Non possiamo festeggiare quando i
pensionati non prendono la pensione, gli statali non hanno più la tredicesima, o come
si chiama qui ‘il dono di Pasqua’.
D. – Dal punto di vista della fede, come
si celebrano i riti pasquali? Quest’anno la Pasqua cattolica e quella ortodossa coincidono…
R.
– In Grecia, come cattolici seguiamo il rito latino, però ormai ogni anno – fin dal
1971 – celebriamo la Pasqua lo stesso giorno della Chiesa ortodossa, perché abbiamo
tante famiglie miste. La Chiesa ortodossa per tutto l‘anno segue il nuovo calendario
gregoriano, ma per la Pasqua – per festeggiarlo insieme con le altre chiese ortodosse
– segue il vecchio calendario. Quindi noi, come cattolici, per la Pasqua seguiamo
le date ortodosse, fin dai tempi di Papa Paolo VI.
D. – Lei ha parlato di
una situazione ancora difficile in Grecia: eppure i recenti dati della disoccupazione
mostrano un leggerissimo calo…
R. – Quando ci sono un milione e 300-400 mila
disoccupati, se anche un milione ha trovato lavoro questo non significa che si sia
risolto il problema delle famiglie.
D. – La Caritas come aiuta le famiglie?
R.
– Grazie anche alla Caritas italiana e altre Caritas, cerchiamo di aiutare i più poveri,
che in maggioranza sono immigrati o profughi. Cerchiamo di dare una mano con i viveri,
con la mensa che abbiamo ogni giorno. Possiamo soltanto aiutarli in questo modo. Non
abbiamo molte possibilità, anche le nostre risorse sono limitate, a causa della crisi
e delle tasse. Anche la Chiesa vive gli stessi problemi della gente.
D. – Nel
periodo pasquale, Papa Francesco ha più volte invitato ad unire le nostre sofferenze
a quelle di Cristo per riscoprire la gioia di aiutate gli altri. Com’è possibile in
Grecia?
R. – Noi cerchiamo di farlo attraverso la gente che ci può aiutare.
Però non sono più molte le persone, perché tutti quelli che ci aiutavano, ora non
possono più farlo.
D. – Con le parole di Papa Francesco, come è possibile sostenere
e accompagnare chi fa più fatica?
R. – Non dobbiamo perdere la nostra speranza.
Speriamo sempre e noi - come cristiani - dobbiamo saper sopportare tutte le difficoltà
economiche e sociali. Però non dobbiamo mai perdere la speranza! Il Messaggio del
Papa per la Quaresima è stato per noi molto interessante e lo abbiamo distribuito
alla gente per far vedere come il Papa parli sempre dei poveri e della situazione
dei più deboli nella nostra società.