Francesco nel messaggio Urbi et Orbi: “l’Amore fa fiorire la speranza nel deserto”
“L’Amore fa fiorire la speranza nel deserto”, “con questa gioiosa certezza nel cuore”,
nel giorno di Pasqua, Papa Francesco ha invocato la fine di ogni guerra e ostilità
nel mondo e consolazione per tutte le persone in sofferenza. La sua voce è risuonata
dalla loggia centrale della Basilica vaticana, nel tradizionale messaggio “Urbi et
Orbi”, rivolto dopo la Messa celebrata in piazza San Pietro, affollatissima di fedeli,
che hanno riempito anche via della Conciliazione. Il servizio di Roberta Gisotti:
“Cristo
è risorto, venite e vedete”: “è la Buona Notizia per eccellenza”, alla base della
nostra fede e della nostra speranza”, ha ricordato Francesco.
“se Cristo
non fosse risorto, il Cristianesimo perderebbe il suo valore; tutta la missione della
Chiesa esaurirebbe la sua spinta, perché è da lì che è partita e che sempre riparte”.
E’
questo “il messaggio che i cristiani portano al mondo”:
“In Gesù, l’Amore
ha vinto sull’odio, la misericordia sul peccato, il bene sul male, la verità sulla
menzogna, la vita sulla morte”.
E dunque, “in ogni situazione umana segnata
da fragilità, peccato e morte, la Buona Notizia non è soltanto una parola ma una testimonianza
di amore gratuito e fedele:”
“è uscire da sé per andare incontro all’altro,
è stare vicino a chi è ferito dalla vita, è condividere con chi manca del necessario,
è rimanere accanto a chi è malato o vecchio o escluso…”
“Questa è la gioiosa
certezza nel cuore” di ogni cristiano:
“l’Amore è più forte, l’Amore dona
vita, l’Amore fa fiorire la speranza nel deserto”.
Il Papa ha quindi invocato
il Risorto:
“Aiutaci a cercarti affinché tutti possiamo incontrarti, sapere
che abbiamo un Padre e non ci sentiamo orfani; che possiamo amarti e adorarti”.
Aiutaci
- ha chiesto - a sconfiggere “la piaga della fame”, aggravata da “conflitti” e da
“immensi sprechi di cui siamo spesso complici”; a “proteggere gli indifesi”, specie
“bambini”, “donne”, “anziani”, a volte sfruttati e abbandonati; ad assistere i fratelli
colpiti dall’epidemia Ebola in Guinea Conakry, Sierra Leona e Liberia o affetti da
“tante altre malattie”, diffuse “anche per l’incuria e la povertà estrema”; consola
- ha aggiunto - quanti sono lontani dai propri cari, “strappati” “ai loro affetti”,
come i sacerdoti e laici sequestrati; conforta i migranti, che hanno lasciato le
proprie terre per sperare in un futuro migliore, vivere con dignità e professare liberamente
la fede.
“Ti preghiamo, Gesù glorioso, fa’ cessare ogni guerra, ogni ostilità
grande o piccola, antica o recente!”.
Francesco non ha dimenticato i Paesi
percorsi da conflitti e discordie, in particolare la Siria, perché quanti soffrono
“possano ricevere i necessari aiuti umanitari”:
"Le parti in causa
non usino più la forza per seminare morte, soprattutto contro la popolazione inerme,
ma abbiano l’audacia di negoziare la pace, ormai da troppo tempo attesa!".
E
ancora ha chiesto di confortare le vittime delle violenze fratricide in Iraq, di sostenere
la ripresa dei negoziati tra Israeliani e Palestinesi e perché si fermino gli scontri
nel Centrafrica, gli attentati terroristici in Nigeria, le violenze in Sud Sudan,
e perché gli animi “si volgano alla riconciliazione” in Venezuela. Poi un pensiero
speciale all’Ucraina:
“perché tutte le parti interessate, sostenute dalla
Comunità internazionale, intraprendano ogni sforzo per impedire la violenza e costruire,
in uno spirito di unità e di dialogo, il futuro del Paese”.
Infine una
preghiera per il mondo intero:
“Per tutti i popoli della Terra ti preghiamo,
Signore: tu che hai vinto la morte, donaci la tua vita, donaci la tua pace!”.