2014-04-19 15:51:30

Pasqua a Gerusalemme: dal Sepolcro nasce la luce nuova


La Veglia di Pasqua è stata celebrata a Gerusalemme, secondo gli accordi dello Status quo, nella Basilica del Santo Sepolcro, alla presenza di numerosi fedeli. Le celebrazioni di quest’anno assumono un particolare significato in Terra Santa per la coincidenza con le celebrazioni della Pasqua dei cristiani ortodossi. Il francescano Frédéric Manns, professore allo Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme, è stato raggiunto telefonicamente da Gabriele Palasciano per sapere come e in quale atmosfera si sono svolte le celebrazioni pasquali sui luoghi dove Gesù è stato crocifisso, sepolto ed è risuscitato dai morti:RealAudioMP3

R. – Già entrando nella Basilica, un profumo forte emana dalla pietra dell’unzione e ci ricorda che la nostra vocazione è quella di essere - specialmente quella della donne - mirofore, di portare il profumo di Cristo. La Chiesa celebra questa Risurrezione di Cristo nel luogo chiamato Anastasis. Noi parliamo del Santo Sepolcro, ma i greci e gli orientali parlano sempre dell’Anastasis. Dal Sepolcro nasce la vera luce e di lì il vescovo proclama il Vangelo del Signore, che risorge dalla morte. Poi, la Chiesa ha meditato tutte le meraviglie del Signore, rileggendo la Scrittura: ha fatto sette letture. I membri rigenerati nel Battesimo sono stati invitati alla mensa del Signore. E’ il Signore risorto che dà la vita e che dà il dono dello Spirito. Abbiamo attualizzato questo mistero pasquale nella celebrazione dell’Eucaristia. Abbiamo, quindi, tutti e tre gli elementi del kerygma: Cristo è morto per noi; Cristo è risorto per la nostra giustificazione; Cristo perdona i nostri peccati nel Battesimo.

D. – Che cosa ha caratterizzato l’atmosfera con cui i fedeli hanno vissuto questa celebrazione?

R. – La celebrazione è stata seguita in modo veramente intenso da tutti i partecipanti. La cosa più bella della liturgia di Gerusalemme è che dal Sepolcro nasce la luce nuova. Questa è la prima novità della celebrazione della Pasqua a Gerusalemme. Seconda novità: la lunga tradizione, che risale a Egeria (IV sec. d.C.), vuole che il vescovo stesso, e non il diacono, proclami il Vangelo del Signore davanti all’edicola della Risurrezione. Quindi, è veramente importantissimo questo simbolismo della luce: ci ricorda che Dio ha creato la luce, che l’uomo è stato vestito di luce e che tutti noi dobbiamo essere figli della luce.

D. – Quale messaggio si irradia per la Terra Santa e per il mondo intero dal luogo della Passione e della Risurrezione di Cristo per questa Pasqua?

R. – Il messaggio è espresso chiaramente nell’Exultet, l’invito alla gioia. Questa è la vera Pasqua, in cui si uccide il vero agnello, che con il suo sangue consacra le case dei fedeli; questo è il giorno in cui Dio ha liberato i figli d’Israele, i nostri padri, dalla schiavitù dell’Egitto e li ha fatti passare illesi attraverso il Mar Rosso; questo è il giorno in cui ha vinto le tenebre del peccato con lo splendore della colonna di luce; questo è il giorno che salva su tutta la Terra i credenti nel Cristo dall’oscurità del peccato e della corruzione del mondo. Il messaggio fondamentale è che sono state le donne che hanno ricevuto questo messaggio e che sono state mandate a portare questo Vangelo agli apostoli. La tradizione patristica le chiama le “apostole degli apostoli” Quindi la vocazione della donna è molto bella: deve essere mirofora, portare il profumo di Cristo, e deve annunciare ai successori degli Apostoli, ai vescovi, che Cristo è vivo, Cristo è risorto. E poi il messaggio del Vangelo: “Vi precedo in Galilea”. Sappiamo che la Galilea è la terra dei pagani, la Galilea delle genti, del mondo secolarizzato, dove noi viviamo e abbiamo ricevuto questa missione di dire che la vita è più forte della morte. Gli ebrei, quando hanno celebrato la Pasqua, hanno mangiato le erbe amare. Anche qui a Gerusalemme, e in tutto il Medio Oriente, rimangono tantissime sofferenze, ma alla luce della Pasqua la sofferenza degli uomini viene trasfigurata. C’è una tradizione rabbinica molto bella, per cui le sofferenze sono amabili, perché a causa delle sofferenze Dio ha dato tre doni al suo popolo: gli ha dato la Terra, il Tempio e la Torah. A Gerusalemme, gli ebrei, per la Pasqua, mangiano gli azzimi. Paolo ricorda: “Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato”. Celebriamo la festa con gli azzimi di sincerità e di verità. Quindi ciascuno deve considerarsi personalmente uscito dall’Egitto e ciascuno deve essere associato al mistero pasquale. Il messaggio di Pasqua è che Dio crea cieli nuovi, una terra nuova, un uomo nuovo.







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