Via Crucis presieduta dal Papa al Colosseo. Mons. Bregantini: "Non si soffre mai invano"
Papa Francesco ha presieduto per il Venerdì Santo la tradizionale Via Crucis al Colosseo.
Le meditazioni sono state affidate quest'anno a mons. Giancarlo Bregantini,
arcivescovo di Campobasso, che ha riflettuto sui drammi del mondo di oggi, le conseguenze
della crisi economica, le problematiche e i mali del Sud d'Italia. Ma nelle 14 stazioni
della Passione di Cristo c’è anche un filo rosso che il presule vuole far cogliere:
quello della Risurrezione. Lo spiega lo stesso mons. Bregantini al microfono di Tiziana
Campisi:
R. - La forza
della Via Crucis tradizionale è che non inserisce la quindicesima stazione. Da tutte
le stazioni deve emergere la forza della Risurrezione! Tutta la Via Crucis è intessuta
di questa duplicità: il dolore e la speranza, le lacrime e chi le asciuga, l’esperienza
del dramma e quella del coraggio. Quindi tutta la Via Crucis è carica di Risurrezione.
Tutti gli esempi fatti rappresentano una descrizione dei drammi di oggi. Qual è -
anche qui - la speranza? Il fatto che Gesù prende a cuore questo peso, non lo scarica,
né lo lascia senza risposta, ma assumendo la Croce, assume la crisi e ci indica la
strada, che è quella di affrontare i problemi, non di viverli schiacciati, ma responsabilmente
con una particolare modalità: portare insieme il peso della crisi. Per esempio invito
a far crescere i contratti di solidarietà, cosicché, laddove un’azienda è in difficoltà
in questo modo possa riuscire a traghettare la crisi; così tanti altri episodi similari.
D.
- C’è una stazione alla quale si è particolarmente affezionato?
R. - Quella
della mamma, perché vi ho visto la mia mamma, ho visto ogni mamma, ho visto - in particolare
- le mamme accanto ai letti dei figli. Ho fatto il prete in carcere e in ospedale.
Dall’esperienza in carcere ho imparato che tutti ti possono tradire, ma non la mamma;
da quella in ospedale ho visto una mamma assistere talmente tanto il figlio cattivo
che questo ragazzo quando è uscito ha detto: “Ora capisco chi è mia mamma”. Dedico
questa stazione alle mamme che hanno i perso i figli a causa di tumori nella Terra
dei fuochi.
D. - Con le sue meditazioni, nella Via Crucis, quale messaggio
ha voluto dare alla cristianità?
R. - Che non si soffre mai invano, che Cristo
è il volto che illumina e l’uomo è il volto che incarna. Questo è il titolo: “Volto
di Cristo, volto dell’uomo”. Perciò è molto bello poter dire: “Io soffro insieme
al mio Signore. La sofferenza è il suo bacio, l’alleanza che io creo con lui mi spinge
a diventare alleato”. E l’altro messaggio è quello sottolineato tantissimo dall’Evangelii
Gaudium: “La sofferenza dell’altro è redentiva della mia sofferenza”. Io non trovo
senso guardando me o coccolando le mie ferite, ma io trovo speranza guardando alle
sofferenze dell’altro”. La dodicesima stazione, che ripercorre le sette parole di
Gesù, non è altro che imparare a come redimere la propria sofferenza tramite la sofferenza
degli altri: parola per parola, passo per passo, gradino per gradino, Cristo arriva
a quella meravigliosa esperienza di dare un senso alla sofferenza. E mi permetta -
dalla Radio Vaticana - di spiegare perché l’ultima riga della dodicesima stazione
riporta una frase un po’ misteriosa che recita così: “ In Dio tutte le frazioni si
compongono in unità”. Questa frase mi è stata detta, in maniera molto commovente,
da una professoressa di matematica che stava morendo a causa di un tumore. Per confortarla,
non le dissi parole vaghe, ma lessi e commentai le sette parole di Gesù sulla Croce.
Lei, che all’inizio mi aveva rivolto uno sguardo arrabbiato come per dire: “Questo
mi viene a dire le solite cose, ma intanto io muoio”, quando sentì le sette parole
di Gesù si illuminò, il suo cuore si chiarificò, mi ascoltò con un’attenzione commovente,
e quando le raccontai tutte le sette parole di Gesù, nell’ordine raccontato in questa
stazione, lei concluse così: “Ora capisco perché in Dio tutte le frazioni si compongono
in unità”.