Nigeria: incertezza sulle studentesse rapite. Il vescovo accusa
L’incapacità del governo e il dilagare della corruzione stanno rendendo la Nigeria
sempre più insicura: lo dice all'agenzia Misna mons. Oliver Dashe Doeme, il vescovo
di Maiduguri, la diocesi dove nella notte tra lunedì e martedì sono state sequestrate
le ragazze della scuola di Chibok.
“Prima l’attentato alla stazione degli autobus
di Abuja – sottolinea mons. Dashe Doeme – poi il rapimento delle studentesse: la Nigeria
sta pagando il prezzo dell’estremismo ma anche della corruzione che impedisce al governo
e all’esercito di contrastare con efficacia Boko Haram”. Il vescovo fa riferimento
e episodi che si sono susseguiti a poche ore di distanza l’uno dall’altro. Lunedì
mattina l’esplosione di un’autobomba alla periferia di Abuja ha provocato più di 70
morti, per lo più pendolari appena arrivati nella capitale per lavorare. La notte
successiva, nello Stato nord-orientale di Borno, presunti militanti del gruppo islamista
hanno sequestrato oltre cento ragazze.
Una vicenda ancora aperta, nonostante
un annuncio di avvenuta liberazione diffuso dall’esercito. Una ricostruzione, questa,
smentita sia dal preside della scuola sia dall’amministrazione locale. Il governatore
di Borno, Kashim Shettima, ha promesso una ricompensa di cinque milioni di naira,
circa 308.000 dollari, a chiunque sia in grado di offrire informazioni utili a rintracciare
e trarre in salvo le ragazze.
A Chibok, una cittadina situata a tre ore di
strada dalla sede del vescovado, mons. Dashe Doeme è stato più volte. Sulle dinamiche
del sequestro si limita a sottolineare l’impreparazione delle Forze di sicurezza.
“A Chibok – dice – i militanti non hanno trovato alcun tipo di resistenza; anche perché,
si sa, i soldati sono equipaggiati poco e male a causa della corruzione che mangia
i soldi stanziati per la difesa dei nigeriani”. (R.P.)