2014-04-17 13:19:22

Centrafrica: è stato liberato il vescovo di Bossangoa


È stato liberato il vescovo di Bossangoa, mons. Nestor Désiré Nongo Aziagbia: lo ha confermato alla Radio Vaticana l’arcivescovo di Bangui, mons. Dieudonné Nzapalainga secondo cui i religiosi si trovano nelle vicinanze della città di Batangafo, al confine con il Ciad. Il presule era stato sequestrato ieri assieme a tre sacerdoti della sua diocesi, nel nord del Paese, da un gruppo di miliziani della Seleka.

“Gli ho parlato e mi ha detto di stare bene” afferma l’arcivescovo, a cui mons. Nestor Désiré Nongo Aziagbia ha raccontato di essere stato fermato assieme agli altri ad un posto di blocco dei miliziani Séléka nei pressi della cittadina, mentre erano in viaggio. Da qui sono stati condotti ad una base della guerriglia, dove hanno incontrato alcuni capi del movimento.
“Uno di loro era originario di Bossangoa e ha chiesto notizie della situazione nella zona. Voleva sapere soprattutto degli abitanti musulmani, migliaia di persone costrette a fuggire dagli attacchi delle milizie Anti-Balaka” ha raccontato il vescovo a mons. Nzapalainga.
Fonti dell'agenzia Misna nella zona, confermano che il gruppo è ora in viaggio verso Bossangoa, scortato da soldati della missione africana Misca.

Sulla dinamica del sequestro, il racconto di suor Antonietta Papa, segretaria generale delle Figlie di Maria Missionarie, al microfono di Roberta Gisotti: 00:02:57:70

R. - Ieri sera ho ricevuto la chiamata di suor Angelina Santa Giuliana che abita a Bouka nella diocesi di Bossangoa. Il vescovo, mons. Nestor Nongo Aziagbia, era appena uscito da casa sua – da Bouka – e diretto a Batangafo per andare a celebrare Messa. Dopo di lì avrebbe dovuto recarsi in un altro villaggio per un’altra celebrazione. Era insieme ad altri tre preti. Un colonnello del Seleka li ha fermati ed ha preso il comando della loro macchina e ha guidato verso una destinazione sconosciuta. Però, proprio ieri, in tarda serata suor Angelina ha richiamato dicendo che quelli della Seleka avrebbero consegnato il vescovo e i preti al comando della Misma.

D. - Sarebbe stato pagato anche un riscatto?

R. - No, di questo non sappiamo nulla.

D. - Ecco, ma quali sono i rapporti tra la Chiesa locale e le milizie Seleka?

R. - Il vescovo era molto impegnato insieme all’arcivescovo di Bangui, mons. Nzapalainga, in questa missione per poter riappacificare il Centrafrica. La Seleka è stata a Bouca per molto tempo, dal marzo dello scorso anno fino a febbraio. Erano costantemente presenti sia alla missione di Bouka che in quella di Bossangoa, dove io sono stata una settimana fa. Lì, ancora ci sono gli accampati, prima c'erano 42 mila persone, adesso sono 500 e i Seleka stanno sempre lì. I militari ciadiani della Misca sono invece andati via, quindi i Seleka hanno preso il controllo riattaccando di nuovo le missioni.

D. - In Centrafrica il clima tutt’ora è molto critico …

R. - Sì! Quando noi siamo stati lì per un mese – io vi sono stata dall’11 marzo all’8 aprile – insieme alla Superiora generale, suor Fiorenza Amato. E lì si sparava ogni sera, ogni sera. Noi eravamo al quartiere 5, ovvero al km 5, dove c’è la moschea ed era veramente impossibile. Poi siamo stati anche a Bouca dove abbiamo visto la gente che aveva veramente solo gli occhi per piangere.

D. - Che cosa si può sperare in questo momento per il Centrafrica?

R. - Personalmente spero davvero nei più giovani perché possano – come diceva anche il nunzio che abbiamo incontrato – 'disarmare' i cuori per potersi riprendere, perché non c’è altro modo. Per il momento c’è solo distruzione e non so se il grano caduto per terra poi risorgerà; risorgerà certamente, però ora c’è solo distruzione … É difficile.







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