Centrafrica: è stato liberato il vescovo di Bossangoa
È stato liberato il vescovo di Bossangoa, mons. Nestor Désiré Nongo Aziagbia: lo ha
confermato alla Radio Vaticana l’arcivescovo di Bangui, mons. Dieudonné Nzapalainga
secondo cui i religiosi si trovano nelle vicinanze della città di Batangafo, al confine
con il Ciad. Il presule era stato sequestrato ieri assieme a tre sacerdoti della sua
diocesi, nel nord del Paese, da un gruppo di miliziani della Seleka.
“Gli
ho parlato e mi ha detto di stare bene” afferma l’arcivescovo, a cui mons. Nestor
Désiré Nongo Aziagbia ha raccontato di essere stato fermato assieme agli altri ad
un posto di blocco dei miliziani Séléka nei pressi della cittadina, mentre erano in
viaggio. Da qui sono stati condotti ad una base della guerriglia, dove hanno incontrato
alcuni capi del movimento. “Uno di loro era originario di Bossangoa e ha chiesto
notizie della situazione nella zona. Voleva sapere soprattutto degli abitanti musulmani,
migliaia di persone costrette a fuggire dagli attacchi delle milizie Anti-Balaka”
ha raccontato il vescovo a mons. Nzapalainga. Fonti dell'agenzia Misna nella zona,
confermano che il gruppo è ora in viaggio verso Bossangoa, scortato da soldati della
missione africana Misca.
Sulla dinamica del sequestro, il racconto di suor
Antonietta Papa, segretaria generale delle Figlie di Maria Missionarie, al microfono
di Roberta Gisotti: 00:02:57:70
R. - Ieri sera ho ricevuto la chiamata
di suor Angelina Santa Giuliana che abita a Bouka nella diocesi di Bossangoa. Il vescovo,
mons. Nestor Nongo Aziagbia, era appena uscito da casa sua – da Bouka – e diretto
a Batangafo per andare a celebrare Messa. Dopo di lì avrebbe dovuto recarsi in un
altro villaggio per un’altra celebrazione. Era insieme ad altri tre preti. Un colonnello
del Seleka li ha fermati ed ha preso il comando della loro macchina e ha guidato verso
una destinazione sconosciuta. Però, proprio ieri, in tarda serata suor Angelina ha
richiamato dicendo che quelli della Seleka avrebbero consegnato il vescovo e i preti
al comando della Misma.
D. - Sarebbe stato pagato anche un riscatto?
R.
- No, di questo non sappiamo nulla.
D. - Ecco, ma quali sono i rapporti tra
la Chiesa locale e le milizie Seleka?
R. - Il vescovo era molto impegnato insieme
all’arcivescovo di Bangui, mons. Nzapalainga, in questa missione per poter riappacificare
il Centrafrica. La Seleka è stata a Bouca per molto tempo, dal marzo dello scorso
anno fino a febbraio. Erano costantemente presenti sia alla missione di Bouka che
in quella di Bossangoa, dove io sono stata una settimana fa. Lì, ancora ci sono gli
accampati, prima c'erano 42 mila persone, adesso sono 500 e i Seleka stanno sempre
lì. I militari ciadiani della Misca sono invece andati via, quindi i Seleka hanno
preso il controllo riattaccando di nuovo le missioni.
D. - In Centrafrica il
clima tutt’ora è molto critico …
R. - Sì! Quando noi siamo stati lì per un
mese – io vi sono stata dall’11 marzo all’8 aprile – insieme alla Superiora generale,
suor Fiorenza Amato. E lì si sparava ogni sera, ogni sera. Noi eravamo al quartiere
5, ovvero al km 5, dove c’è la moschea ed era veramente impossibile. Poi siamo stati
anche a Bouca dove abbiamo visto la gente che aveva veramente solo gli occhi per piangere.
D.
- Che cosa si può sperare in questo momento per il Centrafrica?
R. - Personalmente
spero davvero nei più giovani perché possano – come diceva anche il nunzio che abbiamo
incontrato – 'disarmare' i cuori per potersi riprendere, perché non c’è altro modo.
Per il momento c’è solo distruzione e non so se il grano caduto per terra poi risorgerà;
risorgerà certamente, però ora c’è solo distruzione … É difficile.