Centrafrica: in corso trattative per il rilascio del vescovo di Bossangoa
È in corso una trattativa per la liberazione del vescovo di Bossangoa, mons. Nestor
Désiré Nongo Aziagbia: lo dicono all'agenzia Misna missionari presenti nella diocesi
e l’arcivescovo di Bangui, mons. Dieudonné Nzapalainga. L’incontro si starebbe tenendo
nelle vicinanze della città di Batangafo.
Il vescovo di Bossangoa, era stato
sequestrato ieri assieme a tre sacerdoti della sua diocesi, nel nord del Paese, da
un gruppo di miliziani della Seleka. A darne notizia all'agenzia Misna è l’arcivescovo
di Bangui, mons. Dieudonné Nzapalainga.
“Nella tarda serata di ieri mi ha chiamato
il vescovo di Bossangoa, che mi ha confermato di essere stato prelevato dalla sua
abitazione assieme ad altri tre religiosi” spiega, “ma per il momento non ho altre
informazioni al riguardo”. Di sicuro, nella città “sono presenti Forze della Misca,
la missione di peacekeeping africana dispiegata nel Paese, che sono in contatto con
questo gruppo di rapitori della Seleka ” aggiunge mons. Nzapalainga. In un primo tempo,
fonti francesi contattate dalla Radio Vaticana avevano annunciato il rilascio del
presule ma dopo poche ore la notizia è stata smentita.
Nelle scorse settimane,
fonti della Misna avevano espresso il timore che le truppe ciadiani della missione
africana, costrette a ritirarsi dopo una serie di tensioni con altri contingenti,
potessero occupare le regioni settentrionali, alleandosi con la Seleka - costituita
per lo più da ciadiani e sudanesi - con l’obiettivo di sfruttare il petrolio e le
altre risorse della zona.
Il vescovo di Bossangoa, vicepresidente della Conferenza
episcopale del Centrafrica e l’arcivescovo Nzapalainga avevano firmato nei giorni
scorsi una vibrata lettera di proteste in cui criticavano la Misca per l’operato svolto
finora, accusando le truppe africane di “proteggere le frontiere e gli interessi dei
propri paesi e non la pace e la stabilità in Centrafica”.
Sulla dinamica del
sequestro, il racconto di suor Antonietta Papa, segretaria generale delle Figlie
di Maria Missionarie, al microfono di Roberta Gisotti:
R. - Ieri
sera ho ricevuto la chiamata di suor Angelina Santa Giuliana che abita a Bouka nella
diocesi di Bossangoa. Il vescovo, mons. Nestor Nongo Aziagbia, era appena uscito da
casa sua – da Bouka – e diretto a Batangafo per andare a celebrare Messa. Dopo di
lì avrebbe dovuto recarsi in un altro villaggio per un’altra celebrazione. Era insieme
ad altri tre preti. Un colonnello del Seleka li ha fermati ed ha preso il comando
della loro macchina e ha guidato verso una destinazione sconosciuta. Però, proprio
ieri, in tarda serata suor Angelina ha richiamato dicendo che quelli della Seleka
avrebbero consegnato il vescovo e i preti al comando della Misma.
D. - Sarebbe
stato pagato anche un riscatto?
R. - No, di questo non sappiamo nulla.
D.
- Ecco, ma quali sono i rapporti tra la Chiesa locale e le milizie Seleka?
R.
- Il vescovo era molto impegnato insieme all’arcivescovo di Bangui, mons. Nzapalainga,
in questa missione per poter riappacificare il Centrafrica. La Seleka è stata a Bouca
per molto tempo, dal marzo dello scorso anno fino a febbraio. Erano costantemente
presenti sia alla missione di Bouka che in quella di Bossangoa, dove io sono stata
una settimana fa. Lì, ancora ci sono gli accampati, prima c'erano 42 mila persone,
adesso sono 500 e i Seleka stanno sempre lì. I militari ciadiani della Misca sono
invece andati via, quindi i Seleka hanno preso il controllo riattaccando di nuovo
le missioni.
D. - In Centrafrica il clima tutt’ora è molto critico …
R.
- Sì! Quando noi siamo stati lì per un mese – io vi sono stata dall’11 marzo all’8
aprile – insieme alla Superiora generale, suor Fiorenza Amato. E lì si sparava ogni
sera, ogni sera. Noi eravamo al quartiere 5, ovvero al km 5, dove c’è la moschea ed
era veramente impossibile. Poi siamo stati anche a Bouca dove abbiamo visto la gente
che aveva veramente solo gli occhi per piangere.
D. - Che cosa si può sperare
in questo momento per il Centrafrica?
R. - Personalmente spero davvero nei
più giovani perché possano – come diceva anche il nunzio che abbiamo incontrato –
'disarmare' i cuori per potersi riprendere, perché non c’è altro modo. Per il momento
c’è solo distruzione e non so se il grano caduto per terra poi risorgerà; risorgerà
certamente, però ora c’è solo distruzione … É difficile.