Centrafrica: giallo sul sequestro lampo del vescovo di Bossangoa
Rapimento lampo in Centrafrica del vescovo di Bossangoa, mons. Nestor Nongo Aziagbia,
che - secondo fonti locali - dovrebbe essere rilasciato stamane al comando della Misma,
la Forza internazionale di sicurezza africana. L’episodio s’inquadra nel clima di
violenza che imperversa nel Paese, in attesa di nuove elezioni dopo le dimissioni
nel gennaio scorso del presidente Djotodia. Ascoltiamo il racconto di suor Antonietta
Papa, segretaria generale delle Figlie di Maria Missionarie, al microfono di Roberta
Gisotti:
R.
- Ieri sera ho ricevuto la chiamata di suor Angelina Santa Giuliana che abita a Bouca
nella diocesi di Bossangoa. Il vescovo, mons. Nestor Nongo Aziagbia, era appena uscito
da casa sua – da Bouca – e diretto a Batangafo per andare a celebrare Messa. Dopo
di lì avrebbe dovuto recarsi in un altro villaggio per un’altra celebrazione. Era
insieme ad altri due preti. Un colonnello del Seleka li ha fermati ed ha preso il
comando della loro macchina e ha guidato verso una destinazione sconosciuta. Però,
proprio ieri, in tarda serata suor Angelina ha richiamato dicendo che quelli della
Seleka avrebbero consegnato il vescovo e i preti al comando della Misma.
D.
- Sarebbe stato pagato anche un riscatto?
R. - No, di questo non sappiamo nulla.
D. - Ecco, ma quali sono i rapporti tra la Chiesa locale e le milizie Seleka? R.
- Il vescovo era molto impegnato insieme all’arcivescovo di Bangui, mons. Nzapalainga,
in questa missione per poter riappacificare il Centrafrica. La Seleka è stata a Bouca
per molto tempo, dal marzo dello scorso anno fino a febbraio. Erano costantemente
presenti sia alla missione di Bouca che in quella di Bossangoa, dove io sono stata
una settimana fa. Lì, ancora ci sono gli accampati, prima c'erano 42 mila persone,
adesso sono 500 e i Seleka stanno sempre lì. I militari ciadiani della Misca sono
invece andati via, quindi i Seleka hanno preso il controllo riattaccando di nuovo
le missioni.
D. - In Centrafrica il clima tutt’ora è molto critico … R.
- Sì! Quando noi siamo stati lì per un mese – io vi sono stata dall’11 marzo all’8
aprile – insieme alla Superiora generale, suor Fiorenza Amato. E lì si sparava ogni
sera, ogni sera. Noi eravamo al quartiere 5, ovvero al km 5, dove c’è la moschea ed
era veramente impossibile. Poi siamo stati anche a Bouca dove abbiamo visto la gente
che aveva veramente solo gli occhi per piangere.
D. - Che cosa si può sperare
in questo momento per il Centrafrica? R. - Personalmente spero davvero nei più
giovani perché possano – come diceva anche il nunzio che abbiamo incontrato – 'disarmare'
i cuori per potersi riprendere, perché non c’è altro modo. Per il momento c’è solo
distruzione e non so se il grano caduto per terra poi risorgerà; risorgerà certamente,
però ora c’è solo distruzione … É difficile.