Udienza generale. Il Papa: baciare nel Crocifisso le piaghe dell'umanità
Nel mistero della passione di Cristo vediamo le sofferenze di tutta l'umanità che
saranno redente nella risurrezione: è quanto, in sintesi, ha detto Papa Francesco
nell'udienza generale alla vigilia del Triduo Pasquale. Prima della catechesi, il
Pontefice ha fatto il tradizionale giro in jeep tra la folla dei fedeli stringendo
mani e baciando bambini e malati. Il servizio di Sergio Centofanti:
Partendo dall’atto
drammatico del tradimento di Giuda, Papa Francesco ha svolto la sua catechesi sul
significato della passione di Gesù. Il Signore - ha detto - sceglie “con assoluta
libertà” la via dell’umiliazione e della spogliazione fino alla morte di croce: “Si
tratta della morte peggiore quella che era riservata agli schiavi e ai delinquenti”.
“Guardando Gesù nella sua passione - ha proseguito - noi vediamo come in uno specchio
anche le sofferenze di tutta l’umanità e troviamo la risposta divina al mistero del
male, del dolore, della morte”. Ma “tante volte – osserva - avvertiamo orrore per
il male e il dolore che ci circonda e ci chiediamo: «Perché Dio lo permette?». È una
profonda ferita per noi vedere la sofferenza e la morte, specialmente quella degli
innocenti”:
“Quando vediamo soffrire i bambini, è una ferita nel cuore.
E’ il mistero del male. E Gesù prende tutto questo male, tutta questa sofferenza su
di sé. Questa settimana, ci farà bene a tutti noi guardare il Crocifisso, baciare
le piaghe di Gesù, baciarle nel Crocifisso”.
Noi – ha proseguito il Papa
– “attendiamo che Dio nella sua onnipotenza sconfigga l’ingiustizia, il male, il peccato
e la sofferenza con una vittoria divina trionfante”:
“Dio ci mostra invece
una vittoria umile che umanamente sembra un fallimento. E possiamo dire: Dio vince
proprio nel fallimento. Il Figlio di Dio, infatti, appare sulla croce come uomo sconfitto:
patisce, è tradito, vilipeso e infine muore. Gesù permette che il male si accanisca
su di Lui e lo prende su di sé per vincerlo”.
La “grande umiltà di Dio”
– ha sottolineato il Papa - “è un mistero sconcertante”. Ma proprio “quando tutto
sembra perduto” è “allora che interviene Dio con la potenza della risurrezione. La
risurrezione di Gesù – rileva - non è il finale lieto di una bella favola, non è l’happy
end di un film ma è l’intervento di Dio Padre” là dove “s’infrange la speranza umana.
Nel momento in cui tutto sembra perduto, nel momento del dolore” e quando si sente
“il bisogno di scendere dalla croce” quello è il momento più vicino alla risurrezione.
La notte diventa più oscura proprio prima che arrivi la mattina, prima che arrivi
la luce. Nel momento più oscuro interviene Dio. Resuscita”. E “Gesù, che ha scelto
di passare per questa via, ci chiama a seguirlo nel suo stesso cammino di umiliazione”:
“Quando in certi momenti della vita non troviamo alcuna via di uscita alle
nostre difficoltà, quando sprofondiamo nel buio più fitto, è il momento della nostra
umiliazione e spogliazione totale, l’ora in cui sperimentiamo che siamo fragili e
peccatori. È proprio allora, in quel momento, che non dobbiamo mascherare il nostro
fallimento, ma aprirci fiduciosi alla speranza in Dio, come ha fatto Gesù”.
Il
Papa ribadisce il suo invito:
“Questa settimana pensiamo tanto al dolore
di Gesù e diciamo a noi stessi: ‘E questo è per me. Anche se io fossi stato l’unica
persona nel mondo, Lui l’avrebbe fatto. L’ha fatto per me’. E baciamo il Crocifisso
e diciamo: ‘Per me. Grazie Gesù. Per me’”.
Infine, salutando i pellegrini
presenti in Piazza San Pietro, ha esortato a lasciarsi accompagnare dalla Madre di
Gesù in questi giorni che conducono alla Pasqua:
“Prendete come amica e
modello di vita la Vergine Maria, che è rimasta presso la croce di Gesù, amando, anche
Lei, fino alla fine. E chi ama passa dalla morte alla vita. È l’amore che fa la Pasqua”.