Ucraina: continua La controffensiva di Kiev. A Kramatorsk soldati ucraini depongono
le armi
Nell’est dell’Ucraina prosegue l’operazione militare lanciata dal governo di Kiev,
criticata da Mosca, contro attivisti filorussi. A Kramatorsk, intanto, soldati ucraini
hanno deposto le armi. E la Nato annuncia che rafforzerà “nel giro di alcuni giorni”
le difese aeree, navali e terrestri nell’Europa orientale, alla luce della crisi in
Ucraina. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Resta alta la
tensione nella parte orientale dell’Ucraina. A Donetsk uomini armati hanno occupato
il municipio con l’obiettivo, come avvenuto in Crimea, di ottenere un referendum sullo
status della regione. Le autorità locali, nel timore di scontri e disordini, hanno
anche raccomandato ai cristiani di non partecipare alle funzioni religiose per la
Pasqua. A Kramatorsk soldati ucraini, bloccati da manifestanti filorussi, hanno deposto
le armi. Secondo il ministero della Difesa di Kiev sono inoltre stati sequestrati
sei veicoli corazzati ucraini su cui sono state issate bandiere russe. Secondo l’agenzia
di stampa russa ‘Ria Novosti’, invece, i militari ucraini alla guida dei mezzi si
sarebbero volontariamente uniti ai dimostranti filorussi. Il segretario generale della
Nato, Anders Fogh, ha reso noto che saranno rafforzati i “dispiegamenti via terra,
aria e mare”. Resta aperto il canale del negoziato. Ed è confermato il vertice previsto
domani a Ginevra tra delegazioni di Stati Uniti, Russia, Unione Europea ed Ucraina.
Sul
rischio di guerra civile in Ucraina, Giancarlo La Vella ha intervistato Fabrizio
Dragosei, inviato a Mosca del Corriere della Sera:
R.
– Dobbiamo fare attenzione a non esagerare. Questa della guerra civile è sicuramente
la tesi della Russia e la tesi di Vladimir Putin, volta a dire che il governo di Kiev
ormai non è più in grado di tenere assieme il Paese. Vediamo quello che sta succedendo
realmente. Ci sono stati certamente degli scontri, ma in realtà questa famosa operazione
antiterroristica si è limitata, ieri, a ricatturare un aeroporto militare. Si parla
di alcune vittime, ma non è provato neanche questo. Di sicuro, l’esercito ucraino
si è tenuto ben lontano dalle città, dove diversi edifici pubblici sono in mano ai
rivoltosi, e questo è un gran sollievo, perché certamente un intervento dell’esercito
in queste città porterebbe veramente a un bagno di sangue. Ma siamo sicuramente ben
lontani da uno scontro paragonabile all’inizio di una guerra civile.
D. –
In tal senso, quindi, anche la notizia diffusa dai Servizi ucraini, secondo cui i
miliziani filorussi sarebbero stati invitati a sparare per uccidere, farebbe parte
insomma di questa guerra, che ha anche risvolti mediatici?
R. – Diciamo che
sicuramente la notizia potrebbe essere verosimile, nel senso che è interesse della
Russia, in questo momento, far salire la tensione. La guerra dell’informazione però
c’è sempre stata in qualsiasi situazione di conflitto e, in questo caso, è sicuramente
molto attiva. Ma atteniamoci ai fatti: per ora la situazione sembra meno grave di
come la dipingono le parti interessate.
D. – Tutte le speranze sono rivolte
all’imminente incontro diplomatico a quattro. Che cosa ne può venire fuori?
R.
– Sì, diciamo che le speranze sono rivolte a quell’incontro. La Russia chiedeva delle
precondizioni, che non sembra siano state accolte: una era quella di parlare del nuovo
assetto costituzionale dell’Ucraina e la seconda era che rappresentanti delle regioni
dell’est partecipassero a questo incontro. Sicuramente, è importante ed è un passo
per ridare la parola alla diplomazia, perché come l’Europa va dicendo da molto tempo
– e in questo si distingue un po’ dagli Stati Uniti – la questione ucraina non si
risolve né con gli atti di forza da parte della Russia né, probabilmente, con atti
di forza dell’occidente, come potrebbero essere sanzioni molto severe, che alcuni
a Washington vorrebbero. Diciamo che ora vedremo se la diplomazia tornerà ad avere
un ruolo da protagonista.