Nigeria, l'esperta: per Boko Haram una donna istruita è un pericolo
Il rapimento di cento studentesse in Nigeria è solo l’ultima incursione in ordine
di tempo del gruppo fondamentalista islamico Boko Haram a istituti scolastici e femminili.
Sui motivi di tali attacchi Alessia Carlozzo ha intervistato Valentina Colombo,
docente di Geopolitica del Mondo Islamico presso l’Università Europea di Roma:
R. – Il termine
“Boko Haram” significa “l’educazione occidentale è vietata”, “è peccato”, per cui
nella strategia di un’organizzazione di questo genere ovviamente tutto ciò che riguarda
l’educazione, l’apertura mentale e l’apertura all’altro – nella fattispecie, poi,
l’Occidente – è qualcosa che viene visto come un pericolo. Infatti, organizzazioni
come Boko Haram ma non solo – tutto l’estremismo, il radicalismo islamico – partono
da un presupposto che è quello che “pensare è peccato”. Per cui, è chiaro che chiunque
fornisca educazione, istruzione che porti poi a un’apertura mentale – primo fra tutti,
poi, se si tratta addirittura di donne che movimenti di questo genere ovviamente considerano
come l’altro da attaccare, la metà dell’uomo, in ogni caso mai persone da considerare
"esseri umani" – ovviamente, questo è un segnale di pericolo, di allarme, è considerato
un qualcosa da eliminare, da estirpare assolutamente.
D. – Non è la prima volta
che il gruppo islamista di Boko Haram colpisce una scuola e rapisce delle ragazze.
Qual è poi il destino che spesso le attende?
R. – Un destino di donne che vengono
usate come oggetti sessuali, che vengono sottoposte – per usare un eufemismo – a delle
angherie, ma che sono concepite fondamentalmente come corpi da usare a proprio piacimento
perché questo, così sostengono, “Dio lo vuole”, “Dio lo concede” nella loro interpretazione
distorta e perversa dell’islam, che – in ogni caso, lo sappiamo – considera la donna
come la metà dell’uomo. Nella loro visione, la donna viene concepita solo come corpo
che provoca seduzione nell’uomo… Ebbene, queste ragazze, se sono fortunate vengono
rilasciate dopo aver subito – con molta probabilità – violenze e soprusi a livello
sessuale.
D. – Il nord della Nigeria è prevalentemente di religione musulmana.
Qual è l’attuale condizione della donna, in quelle zone?
R. – In Nigeria, come
nel resto del mondo islamico, la condizione della donna è segnata sia da un retaggio
culturale – quindi da una cultura prevalentemente patriarcale – sia una visione della
religione che va ad avvalorare la tradizione culturale e sociale della zona. Quindi,
la donna che si voglia emancipare è la donna che deve assolutamente far fronte ai
due livelli e, per far fronte ai due livelli, la chiave è assolutamente l’educazione.
La donna che studia, la donna alfabetizzata, non è purtroppo un dato scontato in quelle
zone: non solo in Nigeria, ma in tutto il mondo islamico, a parte rarissime eccezioni,
l’analfabetismo delle donne è dilagante, sfortunatamente. Ecco perché la donna deve
assolutamente ricevere istruzione se vuole migliorare la propria posizione sociale
e culturale. Ed è per questo che movimenti come i Boko Haram attaccano chiunque fornisca
e fruisca dell’educazione, perché l’educazione potrebbe aprire la mente, potrebbe
dare più forza, in questo caso alla donna che diventerebbe automaticamente consapevole
dei propri diritti minimi ed essenziali e ovviamente inizierebbe a rivendicarli. Tenere
la donna nell’analfabetismo, tenere la donna all’oscuro di tutto, ovviamente è un
gioco perverso, atroce, che però lascia via libera all’interpretazione più integralista,
quale lo è quella dei Boko Haram.