Dall'Ue l'ok alle regole di intervento in caso di fallimento delle banche
Non saranno più i cittadini a sostenere le banche in difficoltà. Se una banca è in
perdita, i primi a pagare saranno quelli che quando la banca è in attivo guadagnano:
azionisti e possessori di obbligazioni. E’ quanto stabilisce il regolamento votato
ieri dal parlamento europeo in tema di crisi finanziaria. La sessione in corso è l’ultima
prima del voto per il rinnovo dell’Assemblea, il prossimo maggio. Da Strasburgo,
Fausta Speranza:
Un passo in
avanti fondamentale verso l’unione bancaria, soprattutto il ribaltamento del meccanismo
avvenuto finora, con perdite e fallimenti delle banche pagati dai governi e sostenuti
dai contribuenti: con termine tecnico si chiama “risoluzione”, cioè salvataggio o
ristrutturazione. Diventa una questione interna al sistema bancario. A gestire i salvataggi
delle banche sarà un organismo sovranazionale, operativo da novembre prossimo. Deciderà
come ristrutturare una banca in difficoltà, promuovendo o bocciando i programmi proposti
che non dovranno ricadere sui titolari di conto. Per tamponare le emergenze, ci sarà
un fondo apposito di 55 miliardi di euro. La novità è che a finanziarlo saranno i
130 maggiori gruppi bancari europei. Entro tre anni dovranno assicurare il 70% della
cifra che dovrà essere completata entro il 2023. Obiettivo di fondo: tagliare il legame
perverso tra i crack bancari e il debito dei singoli Stati nazionali. Non sarà più
l’indebitamento pubblico a salvare i bancari.