Italia, "baby prostituzione": famiglia e media centrali per prevenire il fenomeno
“La baby prostituzione e i mezzi di comunicazione nell’era della globalizzazione”
è stato il tema del Convegno svoltosi ieri, presso la Sala delle Colonne della Camera
dei deputati, su iniziativa delle Associazioni “L’albero verde della vita” e “Fiaba”.
Il servizio di Elvira Ragosta:
Dalla cronaca
delle due adolescenti romane sfruttate in un giro di prostituzione nel quartiere Parioli
della capitale, ai contatti che sui social network i minori possono avere con persone
dall’identità camuffata e spesso prive di scrupoli: rappresentanti dell’associazionismo,
del giornalismo e delle forze di Polizia si sono interrogati su come si possa prevenire
un fenomeno come quello della prostituzione minorile in Italia. A partire dal ruolo
della famiglia, Giuseppe Trieste, presidente dell’associazione Fiaba:
“Oggi,
la disgregazione della famiglia porta a una perdita dei valori. Noi dobbiamo pensare
alla famiglia tradizionale, dove ci sono un papà e una mamma che hanno a cuore i loro
figli e che portano avanti l’educazione in maniera adeguata”.
Proteggere
i minori, anche dal modo in cui i casi di baby prostituzione vengono affrontati dai
media è la richiesta del Movimento italiano genitori, Elisabetta Scala:
“E’
importante parlare di un argomento del genere se lo si fa alla luce di riflessioni
importanti. Perché i nostri ragazzi, i nostri minorenni, finiscono in giri del genere?
Perché delle ragazze decidono di vendere se stesse in cambio di soldi? Questo è il
tema sul quale dobbiamo riflettere noi adulti per raggiungere considerazioni positive,
arginare questo fenomeno e agire in maniera educativa. Diciamo ‘no’ quando invece
la notizia viene utilizzata facendola rimbalzare da un programma a un altro, uscendo
dal discorso della notizia e diventando intrattenimento, finendo cioè nel descrivere
dettagli che non aggiungono niente alla notizia ma che semplicemente cadono nel morboso
e sono occasione di audience. Questo fa molto male, anzitutto
alle ragazze coinvolte e poi a tutti i nostri giovani che, magari, finiscono per emulare
questo tipo di esempi piuttosto che invece metterli in discussione”.
Sulle
criticità del fenomeno, abbiamo raccolto la testimonianza della dottoressa Mariacarla
Bocchino, della Direzione anticrimine della Polizia di Stato:
“Il fenomeno
è complesso e sotto il problema di ‘baby prostituzione’ e nuove tecnologie viaggiano
tutta una serie di aspetti che si intersecano con la problematicità della ricerca
delle tracce in Rete. Questo è il fenomeno più complesso che, per le forze di polizia,
soffre anche della continua risorsa all’aggiornamento tecnologico. Accanto a questo,
c’è una esigenza di formazione culturale, anche delle stesse famiglie, a un interessamento
attento all’uso delle tecnologie da parte dei nostri ragazzi. Ovviamente, non parliamo
di quel fenomeno di prostituzione minorile che interessa organizzazioni criminali,
quindi coinvolge per la maggior parte vittime straniere. Il problema di fondo è sapere
a che cosa si va incontro. Il web è il nuovo mondo di aggregazione sociale per i giovani
e il giovane spesso inconsapevolmente può incorrere in commissione di illeciti senza
saperlo. Bisogna preparare il ragazzo ma bisogna preparare anche le famiglie”.