2014-04-14 15:00:00

Siria, armi chimiche: accuse reciproche tra governo e ribelli


“E' un momento di svolta nella crisi del Paese, sia da un punto di vista militare che sociale sul fronte della riconciliazione nazionale". Così il presidente siriano Assad, parlando a giovani studenti, mentre è ancora scambio reciproco di accuse con i ribelli per la denuncia di nuovi attacchi con armi chimiche.

Per l’opposizione l’esercito avrebbe bombardato un villaggio nella regione di Hama e un sobborgo di Damasco provocando 7 morti e circa 100 intossicati. Di un solo attacco con 2 morti parlano invece i media governativi, accusando il gruppo islamista al-Nusra. Continua anche l’uso di armi convenzionali con decine di raid aerei e bombe di ogni tipo oggi nel Paese. Almeno 275 i morti solo ieri secondo l'Osservatorio nazionale siriano per i diritti umani. Riguardo le nuove accuse sulle armi chimiche, Davide Maggiore ha raccolto il commento di Fulvio Scaglione, vicedirettore di Famiglia Cristiana ed esperto dell'area:



R. – Fu complicato anche capire ciò che successe realmente con il primo attacco: quello fu veramente una clamorosa strage, nei sobborghi di Damasco… Oggi, la storia si ripete con questo attacco che ha provocato molto meno vittime ma che è ugualmente significativo perché vuol dire che la capacità di produrre armi chimiche o eventualmente gli stock ammassati in precedenza sono ancora lì, sul terreno, e possono essere usati.

D. – C’era stato un impegno formale a smantellare le armi chimiche una missione deputata a questo…

R. – Intanto, pare che i gas usati in questa occasione specifica siano pesticidi, cioè siano armi chimiche messe insieme non con un sistema industriale, ma con un sistema più “artigianale”. Ma ugualmente micidiale, come si vede. Quindi, questo forse ci dice che lo smantellamento delle riserve funzionò, fu reale, ma appunto si continua a produrre armi chimiche – ripeto – “artigianali” sul terreno. Questo ovviamente getta prospettive ancora più cupe sulla guerra in corso, che già è sufficientemente cupa di suo. Sono state ammazzate 150 mila persone in Siria, in questi tre anni, e di questi 150 mila circa un migliaio sono attribuite alle armi chimiche. Cioè, questo delle armi chimiche è un incubo che va ovviamente fermato, annullato. Però, le armi tradizionali – pistole, esplosivi – uccidono in Siria tutti i giorni.

D. – C’è qualche possibilità che la comunità internazionale possa intervenire per garantire una pace?

R. – Temo che a questo punto la comunità internazionale possa fare abbastanza poco. All’origine di questa guerra c’è una tremenda responsabilità di Assad, perché quando tre anni fa la gente, le opposizioni, chiedevano un po’ più di democrazia, un po’ più di apertura, Assad ha reagito sparando a richieste molto moderate. Però, le potenze occidentali hanno aperto una sorta di vaso di Pandora che ha spalancato le porte al peggio del terrorismo qaedista, e questo qaedismo non risponde poi agli appelli alla ragionevolezza della Russia, degli Stati Uniti, di questo o di quello… Questo qaedismo ha obiettivi propri che è disposto a perseguire a dispetto di tutto e di tutti e, soprattutto, a dispetto del costo di vite umane che questi obiettivi comportano.
 

(Tratto dall'archivio di radiovaticana.va)








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